LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Lombardia zona rossa: "Estetisti chiusi? Vince l’abusivismo"

L’imprenditrice Graziella Soresini dopo il nuovo stop forzato si dice depressa: anche il nostro lavoro può essere un servizio essenziale

Un'estetista al lavoro

Lodi, 9 novembre 2020 - «Che male sto facendo? Me lo chiedo e non trovo risposta. Se al primo lockdown ho reagito con energia ora sono depressa. Con queste chiusure differenziate stanno facendo passare il messaggio che andare dal parrucchiere è ok, invece dall’estetista è pericoloso". Graziella Soresini, 55 anni, estetista, ha lavorato fino a giovedì sera alle 21 per accontentare più clienti possibili; poi da venerdì, essendo la Lombardia in codice rosso, ha dovuto tirar giù la saracinesca perché, per la prima volta, le due categorie di estestiste-parrucchiere hanno subito un trattamento diverso: chiuse le prime, aperte le seconde.

«Sono felice per le mie amiche parrucchiere, non è certo una guerra tra poveri - tiene a sottolineare Soresini, che gestisce il Logicenter in viale Milano -, ma noi abbiamo speso circa 3mila euro per comprare i sanificatori, senza contare i costi ricorrenti di visiere, mascherine, iginiezzanti, e, come i dentisti, sterilizziamo i nostri strumenti. Inoltre io in 140 mq ho 5 cabine e, per natura, i nostri trattamenti sono individuali. Quindi, perché farci chiudere? Anche il nostro lavoro può essere un servizio essenziale: ho vecchiette che non camminano se non fanno la pedicure avanzata, e clienti che devono fare le lampade per la psoriarsi. Così si diffonde solo l’abusivismo, con l’estetista che va casa per casa, questo sì più pericoloso. Inoltre dopo la primavera, con l’arrivo della bella stagione, delle cerimonie, il periodo prenatalizio è quello in cui si lavora di più e a novembre ci sono molte scadenze fiscali. Io ho due dipedenti, un marito coadiuvante e con me lavora una specialista in partita Iva a cui affitto una cabina. Ora sono qui in negozio, col magone e le mani nella trielina a pulire tutti i miei carrelli, non riesco a stare a casa. Non voglio 600 euro a fondo perduto, ma lavorare. Forse dovrei mollare e cercare il posto fisso? Mi chiedo perché io devo stare chiusa e poi non si riesca ad avere i tamponi o a trovare i medici di base e ci sia gente in fila al supermercato o in posta".