LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Violenze politiche, ecco l’Atlante

Sono 191 gli episodi avvenuti nel Lodigiano tra il 1919 e il 1922, raccolti dalla storica Alice Vergnaghi

di Laura De Benedetti

Sono 191 gli episodi riportati nell’Atlante delle violenze politiche nel Lodigiano 1919-1922, scritto dalla storica Alice Vergnaghi e pubblicato nei quaderni Ilsreco (Ist. Lodigiano per la storia della Resistenza) presentato venerdì sera al liceo Verri.

I venti omicidi, i pestaggi, gli assalti compiuti nel Biennio rosso e nel biennio nero, conclusisi con la marcia su Roma e la presa di potere del partito fascista in Italia, non sono tutti ascrivibili come episodi locali bensì incrociano la grande storia.

È il caso dell’eccidio al teatro Gaffurio di Lodi il 13 novembre 1919 con tre uccisi e sette feriti per mano dei fascisti: "È la prima strage fascista in Italia", le camicie nere non esitarono a sparare sul pubblico che voleva impedire il comizio. "Una violenza omicida premeditata che coglie impreparate le forze dell’ordine e il movimento socialista" rimarca Vergnaghi.

L’ultima violenza, la 191ª, avviene invece il 25 dicembre del 1922, quando un fascista 23enne di Codogno, nel colpire col calcio della rivoltella un uomo ritenuto un sovversivo e che si scoprirà poi essere invece un fascista ubriaco, resta ucciso dai colpi partiti dalla sua stessa arma. "Solo tre giorni dopo Benito Mussolini durante il consiglio dei ministri annuncia l’istituzionalizzazione della milizia volontaria per la sicurezza nazionale, legalizzando di fatto lo squadrismo" spiega la ricercatrice.

In mezzo ci sono aggressioni, soprattutto tra socialisti-comunisti e popolari nel biennio rosso, caratterizzato dalle lotte proletarie, dalle occupazioni delle fabbriche e dagli scioperi. E poi via via andando verso il biennio nero (il primo fascio nasce a Codogno nel dicembre 1920), in un Lodigiano caratterizzato da 59 amministrazioni socialiste su 62 Comuni, vengono colpiti coloro che difendono i lavoratori, le giunte, i luoghi di aggregazione come le Camere del lavoro, le leghe, le sezioni socialiste, biblioteche popolari e vengono razziate le cooperative di consumo che danneggiavano proprietari ed esercenti.

Dopo le 3 vittime del fascismo del 1919, nel 1921 ci sono 5 morti: tre socialisti, un popolare e un manifestante ucciso dai carabinieri. Nel 1922, con l’escalation della violenza, 12 i morti: sei socialisti, un popolare e un comunista uccisi dai fascisti, tre vittime fasciste e un comunista ucciso dai carabinieri. Il 4 giugno del 1922, infatti, i carabinieri fermano Alfredo Ghezzi, un Ardito del popolo, in città Bassa a Lodi; lui scappa e gli sparano: la sede del circolo Arci è dedicata a lui.