Lodi, l'ex sindaco Uggetti torna in politica: "Ora parlo io"

A tre anni dall'arresto, l’ex amministratore condannato in primo grado per turbativa d’asta riprende la sua attività tra le fila del Pd

Simone Uggetti

Simone Uggetti

Lodi, 3 maggio 2019 - Il suo nome sarà per sempre legato a una bufera giudiziaria che ha fortemente scosso i lodigiani. Simone Uggetti, 45 anni, sindaco dal 2013 a giugno 2016, protagonista dello scandalo delle piscine estive di Belgiardino e di via Ferrabini, oggi è un uomo con famiglia (a cui si è da poco aggiunto un figlio) e un lavoro da manager in una startup. A tre anni dall’arresto e a sei mesi dalla condanna in primo grado per turbativa d’asta, torna a parlare pubblicamente in attesa del ricorso in Appello. E apre al ritorno da protagonista nella politica locale, sempre nel Pd.

Uggetti, cosa rappresenta per lei il 3 maggio 2016? «Per me è un secondo compleanno, uno spartiacque della mia vita. Ricordo tutto alla perfezione: quattro finanzieri erano venuti a casa mia di prima mattina, capisco che c’era qualcosa di strano. Mi dicono che avevano un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Non potevo crederci. Non capivo com’era possibile che una cosa così irreale potesse accadere a me».

Nel carcere di San Vittore è stato per dieci giorni e altri 25 ai domiciliari. Che ricordo ha di quel periodo? «Nella mia cella a San Vittore c’erano uno spacciatore e un uomo accusato di omicidio. In carcere non nego di aver pianto. Ma i momenti più duri erano stati i 25 giorni di domiciliari. Non potevo parlare e leggevo i giornali con grande rabbia. In tanti chiedevano le mie dimissioni immediate. Tanti esponenti dei partiti che ora difendono i sottosegretari leghisti Armando Siri o Massimo Garavaglia indagato per il mio stesso reato».

Il tribunale di Lodi l’ha condannata a 10 mesi (pena sospesa). Crede di essere vittima di un’ingiustizia? «Partiamo dal fatto che mi sarei aspettato un’assoluzione. Comunque, se avessi avuto un avviso di garanzia sarei rimasto in carica e la storia della città non sarebbe cambiata. Forse gli inquirenti cercavano la colpevolezza, ma non i fatti e lo dimostrano le tante verifiche non fatte da procura e Finanza. Sicuramente non ero un sindaco comodo, sia nel mio modo di amministrare che nel dare risposte. L’arresto però è stata una cosa spropositata che non riesco ancora oggi a capire».

Quanto ha pesato il project financing della nuova piscina Faustina sulla sua vicenda? «La piscina Faustina è stata un enorme problema, ma anche il mio maggior successo da sindaco. Ho preso una struttura con un passivo di 600mila euro e che grazie alla mia gestione è ancora oggi in attivo. Se avessi fatto fallire la piscina non mi sarebbe successo tutto questo. Il giudice nelle motivazioni ha sottolineato che abbiamo fatto un buon lavoro. Ed assicuro che è così».

Le manca la politica attiva? «La politica farà sempre parte della mia vita. Finché vivrò mi interesserà. Non nascondo che avrei preferito scegliere i tempi per l’addio. Dopo questa intervista riprenderò a dire la mia opinione per chi la vorrà ascoltare».

Come valuta il lavoro dell’amministrazione Casanova-Maggi? «Il caso Isola Carolina e piscina Ferrabini, che ancora oggi dopo tre anni è chiusa, sono l’emblema dell’incapacità di questa giunta».