Lodi, l'ex sindaco Uggetti condannato: "Colpe evidenti"

Per il giudice "illegittimi anche i dialoghi con l’avvocato Marini"

Simone Uggetti con al suo fianco il difensore Pietro Gabriele Roveda

Simone Uggetti con al suo fianco il difensore Pietro Gabriele Roveda

Lodi, 1 marzo 2019 - I punti cruciali che il giudice del tribunale di Lodi sottolinea con fermezza sono due: "l’esistenza del fatto antigiuridico e colpevole degli imputati" e "l’assenza di interessi di utilità economica reale e personale dalla turbativa d’asta". Sono state depositate le 106 pagine della motivazioni della sentenza sul processo di primo grado sullo “scandalo piscine”, la vicenda partita dalla denuncia alla Guardia di finanza della funzionaria comunale Caterina Uggè che il 3 maggio 2016 era culminato con l’arresto del sindaco Simone Uggetti e dell’avvocato Cristiano Marini, e coinvolto poi il dirigente comunale Giuseppe Demuro e l’imprenditore Luigi Pasquini.

Tutti gli imputati il 29 novembre 2018 sono stati condannati per turbativa d’asta con pena sospesa: 10 mesi e 300 euro di multa per Uggetti, 8 mesi e 300 euro di multa per l’avvocato Marini e sei mesi ciascuno per Demuro e Pasquini. Pene molto ridotte rispetto alle richieste fino a 2 anni e 6 mesi della procura di Lodi. Per il giudice Lorenza Pasquinelli il processo "ha portato a un sostanziale ridimensionamento delle gravità della vicenda originariamente prospettata". Un passaggio poi è dedicato ai diversi ruoli degli imputati nella turbativa d’asta: "Più incisivo e pregnante quello di Uggetti e Marini rispetto a quello di Pasquini, intervenuto solo nella fase successiva alla pubblicazione del bando, e a quello di Demuro, di fatto coinvolto nella vicenda solo perché incapace di contrastare il sindaco nel suo operato". Per il tribunale di Lodi "non vi è dubbio che Uggetti e Marini non solo abbiano interloquito illegittimamente tra loro per tutta la durata della procedura, alla sua ideazione a oltre l’aggiudicazione, ma abbiano di fatto gestito e diretto l’intero sviluppo della stessa, fino a concordare addirittura il sistema per cancellare eventuali prove compromettenti o comunque interpretabili in modo per loro pregiudizievole".

Decisiva, per il giudice, è la scena che la Uggè si era trovata il 29 febbraio 2016 nell’ufficio di Uggetti, quando aveva visto l’avvocato Marini intento a modificare alcuni punti del bando. Sul punto il giudice è categorico: "Non può essere invece ritenuta assolutamente ammissibile alcuna generica o specifica ingerenza, o anche solo interferenza, da parte di soggetti estranei all’amministrazione comunale nella procedura di scelta, indizione, elaborazione o esecuzione della gara". L’interferenza di Marini risulta "assolutamente evidente e ciò a prescindere dalle reali o supposte intenzione delle parti". Il giudice nella conclusioni sottolinea come la gestione delle piscine affidata a Sporting Lodi, come voleva il sindaco Uggetti, sarebbe stata soddisfacente "non solo per gli interessi economici privati in gioco ma anche l’interesse pubblico alla realizzazione del miglior servizio possibile in beneficio dei cittadini del territorio lodigiano". Il tribunale di Lodi poi “boccia” anche la versione dei benefici economici delle due piscine estive stimata dalla procura di Lodi e dalla funzionaria Uggè intorno a 70mila euro. Per il giudice Belgiardino e Ferrabini avevano "una scarsa redditività".