
Trafugati e in vendita sul web Volumi e documenti antichi restituiti a Crema e Cremona
di Pier Giorgio Ruggeri
I carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale di Monza ieri a Crema hanno illustrato la loro attività e restituito alla città e a Cremona alcune opere ritrovate, probabilmente trafugate. L’operazione dei carabinieri nasce da un continuo monitoraggio del web. Spesso i ladri si affidano a questo strumento per piazzare a collezionisti le opere e i documenti antichi trafugati. I beni ritrovati sono otto volumi antichi, cosiddetti “cinquecentine“, che appartengono alla diocesi di Bergamo e nove documenti datati dal Settecento all’Ottocento, restituiti all’Archivio di stato di Cremona e al comune di Crema.
Per quanto riguarda i documenti cremaschi, si tratta di mappe catastali nelle quali è descritto il territorio locale, documenti importanti che segnano l’evoluzione dei tempi e della zona attraverso i secoli. In particolare si tratta di documenti che illustrano il territorio di Casaletto Ceredano e appartenevano all’abbazia Cerreto. Sono documenti unici che descrivono quel particolare territorio cremasco, teatro di sommovimenti dovuti al passaggio delle varie signorie, territori rimasti per molto tempo nella disponibilità di conventi e frati che nell’arco dei secoli si vedevano attribuire a varie abbazie e parrocchie. I documenti, riportando le mappe di quel preciso momento, aiutano a percorrere un tragitto storico interessante. Per quanto riguarda le opere cremasche, il sindaco Fabio Bergamaschi ha detto che ritorneranno nella disponibilità del pubblico. Probabile la collocazione nel museo di Crema, già ricco di una interessante cartografia del territorio cremasco e della città di Crema. I carabinieri della Tutela Patrimonio Culturale, nucleo di Monza erano presenti ieri a Crema con il maggiore Claudio Sanzò. Con lui hanno presentato l’operazione dei militari il sostituto procuratore Andrea Figoni, del tribunale di Cremona, mentre per Crema, oltre al sindaco e all’assessore Giorgo Cardile, c’erano Francesca Berardi e Giampiero Carotti, archivisti.
Alla città sono stati restituiti tre documenti risalenti al periodo tra il Settecento e l’Ottocento, appartenenti all’abbazia di Cerreto. Si tratta di disegni e di una copia tratta dal catasto che ricostruiscono le coltivazioni e la gestione delle acque e dove si fa riferimento alla roggia Alchina. I tre documenti ritrovati saranno tolti dalle cornici e dal vetro e messi al riparo dalla luce. Torneranno agli altri documenti del codice Dolfin, che prende il nome dalla famiglia veneziana con capostipite Nicolò Dolfin già podestà e capitano a Cremache il quale per primo ebbe in concessione i beni di san Bernardo di Crema dal 1587 nei territori di Rovereto, Corte Palasio, Casaletto e Ombriano. In tutto sono state 14 le opere recuperate dai militari in un’abitazione della provincia di Cremona, nel corso di una vasta operazione, ancora in corso.