Omicidio di Tavazzano, il killer ora è disperato: guardato a vista in cella

Il legale dell'uomo che ha ucciso il cugino: "Comincia a capire cos'ha fatto"

La palazzina di Tavazznao teatro dell'omicidio

La palazzina di Tavazznao teatro dell'omicidio

Tavazzano (Lodi), 14 agosto 2019 - All'interrogatorio di garanzia davanti al gip di Milano ha confermato di essere stato lui a uccidere domenica mattina il cugino, Amato Dipaola di 29 anni, nel suo appartamento al piano rialzato della palazzina popolare di via Di Vittorio a Tavazzano. «Ho perso la testa», ha detto ieri al giudice Sebastian Ganci, la guardia giurata di 40 anni, ribandendo di essersi invaghito della 17enne romena, unica testimone oculare del delitto.

Ganci sperava che l’amicizia «speciale» si trasformasse in una relazione stabile e temeva che il cugino, da poco venuto a trovarlo da Cerignola (Foggia), gliela stesse rovinando. Il raptus omicida sarebbe scattato dopo che la vittima avrebbe provocato Ganci dicendo «me la porto via». «Il mio assistito ha confermato di essere stato lui a uccidere il cugino - spiega l’avvocato Eliana Zecca del foto di Milano, che assiste Ganci - Ora aspettiamo il passaggio degli atti alla procura di Lodi, che dovrà chiudere le indagini. Ganci ha voluto subito raccontare tutta la verità». Il killer nella sua cella nel carcere di San Vittore è apparso disperato per quello che è accaduto. Un atteggiamento che ha preoccupato la polizia penitenziaria che ha infatti deciso di tenerlo per il momento in una cella isolata e in costante osservazione. «Ganci è sotto choc perché sta iniziando a comprendere cosa è accaduto - dice il legale - Per il momento abbiamo chiesto di tenerlo sotto controllo per evitare che possa succedere qualcosa di grave».

Ieri la famiglia della vittima si è presentata in tribunale a Lodi per chiedere alla procura il nulla osta per spostare il cadavere a Cerignola dove si terranno i funerali di Dipaola. Intanto, la procura di Lodi aspetta anche gli esiti dell’autopsia sul corpo del 29enne. Probabilmente nei prossimi giorni verrà ascoltata la 17enne. Lei è l’unica in grado di fornire ulteriori elementi per chiudere il cerchio della ricostruzione dell’omicidio. Il quadro per gli inquirenti è comunque abbastanza chiaro. Ad armare la mano di Ganci, come da lui stesso ammesso, è stata la gelosia verso il cugino. Ganci ha così estratto l’arma di ordinanza e ha sparato cinque colpi, raggiungendo Dipaola due volte all’addome e una volta alla fronte. L’omicida poi è balzato sulla macchina insieme alla ragazza e ha imboccato l’autostrada Milano-Napoli in direzione sud, fuori di sé. La ragazza, all’altezza di Casalpusterlengo, ha chiesto di lasciarla andare; lui l’ha abbandonata nell’area di servizio di Somaglia e ha invertito il senso di marcia dirigendosi a Milano, dove vive la sorella.La pattuglia ha trovato il vigilante sconvolto all’interno dell’abitazione e lo ha arrestato.