Lodi, 16 agosto 2025 – È rientrato in Italia Samuel Gheorghe, uno dei tre italiani –residente nel Lodigiano – detenuti ad Alligator Alcatraz, il centro per migranti irregolari voluto da Trump tra le paludi della Florida. L’uomo è atterrato questa mattina all'aeroporto di Roma Fiumicino con un volo di linea da Miami.

Stando alle ricostruzioni fatte dalla Farnesina, Samuel, 30 anni, di origine romene ma cresciuto a Sant'Angelo Lodigiano, che al rientro in Italia non ha rilasciato dichiarazioni, era stato fermato lo scorso 12 luglio a Miramar, nella contea di Broward, nell'area metropolitana di Miami, dove viveva da diverso tempo.
Fermato dalla polizia perché sprovvisto della regolare documentazione di soggiorno, ormai scaduta, nei suoi confronti era stato disposto un decreto di espulsione ed apposta una cavigliera elettronica. Il giovane però non si sarebbe presentato al centro di Polizia per formalizzare l'espulsione e avrebbe fatto perdere le sue tracce. Individuato dopo due settimane, sarebbe stato quindi arrestato e trasferito nel centro per migranti.
Gli altri due detenuti
Nelle scorse settimane altri due connazionali erano stati condotti ad Alligator Alcatraz. Fernando Eduardo Artese, 63enne con doppio passaporto italiano e argentino, era stato fermato a fine giugno mentre tentava di lasciare gli Stati Uniti per tornare in Argentina. Su di lui pendeva un mandato per aver superato il periodo consentito di permanenza nel Paese. L’uomo è rientrato in Italia il 31 luglio scorso. Nella struttura della Florida, ai primi di luglio, era finito anche Gaetano Mirabella Costa, 45enne originario di Fiumefreddo in Sicilia: dopo sei mesi in carcere per accuse di aggressione e detenzione di stupefacenti, gli era stata contestata anche la violazione della legge sull'immigrazione.
Alligator Alcatraz
Alligator Alcatraz, allestito in tempi record, è operativo dal primo luglio. Realizzato nelle famose Everglades popolate da alligatori, coccodrilli e pitoni, può accogliere fino a cinquemila persone. Tecnicamente un luogo di sosta in attesa dell'espulsione, ma che “potrebbe essere più duro della prima Alcatraz", ha avvertito lo stesso Trump presenziando all'inaugurazione. Tanto che le organizzazioni per i diritti dei migranti si sono mobilitate temendo per le condizioni di detenzione degli irregolari. L'italiano Mirabella Costa, in un appello del 20 luglio, ha definito la struttura un incubo, affermando che i detenuti erano “letteralmente in gabbia, come in un pollaio, in 32, con i bagni aperti e senza la possibilità di parlare con un avvocato, né con un giudice”.