La strage avvenuta poco più di un mese fa a Brandizzo dove cinque operai hanno perso la vita mentre sostituivano i binari della ferrovia ha colpito tutti, ma quasi ogni giorno un lavoratore muore magari raggiungendo o tornando dal proprio posto. Se ne parlerà oggi, 73esima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, durante una cerimonia che si svolgerà al Teatro Mastroianni (inizio alle 10,30), dopo la Messa e il corteo. In provincia di Pavia, al 30 agosto, su 233.013 occupati risultavano tre vittime, con un’incidenza del 12.9% e un 82° posto in Italia.
Mettendo a confronto lo stesso periodo del 2022, sono diminuite le denunce d’infortunio e aumentate di uno le vittime. Aumentate del 29,4% anche le malattie professionali, che sono passate da 68 a 88. Più che raddoppiate a Lodi, dove nel 2022 erano state 53 mentre le denunce da gennaio ad agosto 2023 sono state 111. Alta anche l’incidenza di Lodi (29,8%) per gli infortuni mortali con 3 vittime su 100.648 lavoratori e un 33° posto. Analizzando poi l’incidenza di mortalità a seconda dell’età, emerge che chi è tra i 15 e i 24 anni ha un rischio di morire sul lavoro praticamente doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (20,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 11,8). Ma il dato dei più anziani è ancora peggiore rispetto a quello dei giovanissimi: infatti l’incidenza più elevata si registra nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (78,6), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (37). E molti, 97 su 500, tra i deceduti sono stranieri. Nei primi otto mesi del 2023 il più elevato numero di denunce in Italia arriva dalle attività manifatturiere (47.997). Seguono: costruzioni (21.413), trasporto e magazzinaggio (20.771), commercio (19.909) e sanità (18.864). E le lavoratrici che abbiano denunciato un infortunio da gennaio ad agosto sono state 133.898, gli uomini 249.344.
"Chiediamo al Governo – è l’appello di Walter Ferrari, presidente Anmil Pavia e membro del Direttivo regionale – di sostenere l’avvio di una riforma globale della normativa assicurativa che sappia garantire prestazioni economiche, sanitarie e riabilitative adeguate, reinserimento sociale e lavorativo, migliore tutela dei familiari superstiti, allargamento della platea dei lavoratori assicurati. Occorre poi dare alle famiglie un piccolo sostegno in più per superare in primi momenti già drammatici. E anche pensare alla delicata questione dei procedimenti penali in cui le famiglie delle vittime sono spesso costrette a rivivere il dolore per anni nelle aule dei nostri tribunali".
Manuela Marziani