
Da sinistra l'architetto Giuliano Zani, Monja Faraoni e Corrado Mannarino
Lodi, 12 settembre 2016 - Un momento di convivialità all'insegna dell'arte quello vissuto ieri dai soci dei Lions Club di Lodi, che hanno ascoltato nella suggestiva aula magna del liceo Verri una conferenza sul restauro del chiostro dell'antica farmacia dell'Ospedale Vecchio di Lodi, impreziosita dagli interventi di tre esperti: quello di Monja Faraoni, insegnante di Storia dell'Arte, capo delegazione del FAI di Lodi-Melegnano e giovane ma autorevole studiosa del patrimonio artistico del Lodigiano, Giuliano Zani, architetto curatore del progetto di restauro assieme a Samantha Braga e già dirigente architetto per l'Azienda della Salute di Milano e l'ASST di Lodi, e Corrado Mannarino, restauratore di lunga esperienza. Faraoni ha esordito con una breve storia della commissione e della costruzione dell'Ospedale Vecchio: "L'ospedale è collegato alla figura del vescovo di Lodi Carlo Pallavicino, che pur avendo affidato l'esercizio pastorale pressoché totalmente a dei vicari, è un personaggio importante per la città per le sue commissioni - spiega - il Tesoro della Cattedrale di Lodi, in parte oggi conservato nel Duomo e in parte perduto, il Tempio dell'Incoronata e l'Ospedale Vecchio, ideato per riunire in un solo luogo le varie realtà ospedaliere della città". Molto curioso anche l'aspetto artistico e architettonico dell'opera, come illustra la studiosa: "A differenza di ospedali più o meno coevi come la Ca' Granda di Milano e l'Ospedale di Pavia, è un ospedale che non è stato costruito con dimensioni definitive ma si è allargato nel tempo, soprattutto nei secoli XVI-XVIII". A Zani è affidato invece il compito di spiegare le modalità di finanziamento: "Per i lavori sono stati necessari 200.000 euro - spiega - 140.000 dei quali donati dalla Regione Lombardia nel 2014 e i restanti ripartiti tra Comune di Lodi e dalla Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi". Infine Mannarino ha espresso la sua soddisfazione per il lavoro svolto, conclusosi una settimana fa, mostrando anche una serie di immagine del chiostro a operazione conclusa. è stata sottolineata dai relatori anche la concezione di restauro di un bene culturale non solo come lavoro di restituzione in sé ma anche come possibile punto di partenza per attuare altri interventi di salvaguardia del patrimonio artistico lodigiano.