Pavia sul grande schermo Da Lattuada a Olmi fino a Risi La città trasformata in set

Ha richiesto un decennio di lavoro il volume che racconta il ruolo da prima attrice nel cinema

Pavia sul grande schermo  Da Lattuada a Olmi fino a Risi  La città trasformata in set

Pavia sul grande schermo Da Lattuada a Olmi fino a Risi La città trasformata in set

di Manuela Marziani

Passeggiare per Pavia non è come camminare a New York, dove si ha la sensazione di essere protagonisti di un film perché ogni avenue è stata ripresa, ma sono diverse le pellicole girate nel capoluogo pavese o appena fuori. Dagli anni ‘50 fino al 2022 Pavia ha avuto un posto di tutto rilievo nel cinema, tanto da consentire un viaggio a ritroso nel tempo. Il primo a venire nella città delle 100 torri per girare gli esterni de “Il cappotto“ è stato Alberto Lattuada nel 1952. Inizialmente la location scelta era Lucca, ma poi per favorire Renato Rascel, che stava recitando in un teatro della vicina Milano, si optò per Pavia dove in quell’inverno non nevicò e si dovette far cadere tanta neve artificiale.

Erano due giovani innamorati gli studenti dell’Università di Pavia, Mario e Lucia, protagonisti de “I sogni nel cassetto“ diretto da Renato Castellani. È stato girato nel salone teresiano dell’Ateneo pavese nel 1973 “Le cinque giornate“ di Dario Argento, protagonista Adriano Celentano, l’unico film non da brivido del regista. Sono ambientate a Pavia anche alcune scene de “L’albero degli zoccoli“ diretto nel 1978 da Ermanno Olmi. Davanti a Palazzo Botta è stata la famosa scena con il tram e per rappresentare una Milano di fine Ottocento sono state riprese le vie tra Palazzo Langosco Orlandi e il monastero di San Felice. Successivamente il regista è tornato in città per girare “Qualcosa di don Orione“ con Enrico Maria Salerno.

Il ponte coperto, il Ticino e la città nel suo complesso, invece, sono la scenografia naturale di “Fantasma d’amore“ di Dino Risi dall’omonimo romanzo di Mino Milani. "Non si può non citare “Il ragazzo di campagna“ – ha detto Luigi Riganti, laureato in Giurisprudenza all’Unipv, che affianca all’attività di magistrato quelle di musicista e scrittore ed è curatore, con Marco Mariani, della rassegna cinematografica “Pavia nel cinema“ – girato nelle campagne di Carbonara al Ticino: rappresenta un cult".

La biblioteca è stata set per “Paura e amore“ con Fanny Ardant, Valeria Golino, Greta Scacchi, Sergio Castellitto e Paolo Hendel, interamente girato a Pavia e ambientato negli anni ‘80. Il lungo viaggio è stato trasformato da Riganti e Mariani in un corposo volume curato insieme ad Alessandro Peroni e Giacomo Aricò, che ha richiesto un decennio di lavoro.