CARLO D'ELIA
Cronaca

Autovelox assegnati all’amico: "Il vigile ha fatto tutto da solo"

Ospedaletto, l’imprenditore veronese si difende e accusa Pozzoli

Municipio

Ospedaletto Lodigiano (Lodi), 5 agosto 2017 - "Il vigile ha agito da solo, non ho mai chiesto favori". Il titolare della If Servizi di Mozzecane, in provincia di Verona, la società che si occupa di noleggio autovelox, ai domiciliari dal 27 luglio per l’inchiesta della Guardia di Finanza di Lodi, ha negato davanti al gip di Verona di aver pagato il comandante dei vigili di Ospedaletto Lodigiano, Mariano Pozzoli, 64 anni, per vincere l’appalto nel Comune del Basso Lodigiano. L’imprenditore, che dovrà rispondere di corruzione per aver ottenuto la concessione diretta del servizio di rilevamento velocità e relative verbalizzazioni (un appalto di appena 15mila euro), assistito dal suo avvocato Stefano Furiosi, si è difeso negando di aver mai stretto alcun “patto illecito” con il pubblico ufficiale. Tra i due indagati ci sarebbe solo un’amicizia decennale.

Secondo l’imprenditore veronese, Pozzoli avrebbe agito da solo, "per il semplice piacere di aiutare un amico". Il titolare della If Servizi, da diversi anni, avrebbe pagato al capo dei vigili di Ospedaletto solo cene e qualche volta delle prostitute. Si aggrava la posizione del vigile infedele, finito in carcere a Pavia per due casi di corruzione. Pozzoli, che davanti al gip pavese si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha già annunciato che parlerà il 25 agosto durante l’interrogatorio davanti al pm Laura Siani. Due i filoni d’inchiesta che lo vedono protagonista: oltre quello per l’assegnazione del servizio di autovelox, c’è il giro di false residenze per quasi 500 brasiliani (che vede coinvolto anche il responsabile dell’ufficio Anagrafe di Ospedaletto, il 42enne Roberto Capra, e il titolare di un’agenzia di pratiche migratorie di Monza). Per quanto riguarda il giro di false residenze, Pozzoli avrebbe avuto un ruolo rilevante. Lo scopo era favorire la falsa attestazione di residenza di sudamericani così da far loro ottenere un passaporto utile per stabilirsi in qualsiasi Paese dell’Unione Europea. Nel solo 2016, secondo l’accusa, tale procedura irregolare avrebbe riguardato circa 500 brasiliani. Un giro d’affari di circa 900mila euro all’anno.