Lodi, uccise prostituta: condannato a 30 anni

Cade la premeditazione, ma la pena è confermata in appello. Il killer massacrò la donna perché gli negava uno sconto di 20 euro

Il delitto è avvenuto in via Moro nell'aprile del 2017

Il delitto è avvenuto in via Moro nell'aprile del 2017

Lodi, 18 aprile 2019 - L'omidicio non fu premeditato, secondo i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano. Ma l’esclusione dell’aggravante non basta per ridurre la condanna a 30 anni di carcere inflitta in primo grado a Matteo Dendena, il 44enne che il 9 aprile 2017 massacrò con 189 coltellate una colombiana di 64 anni, uccisa in un appartamento in via Moro a Lodi perché non voleva concedergli uno sconto di 20 euro dopo una prestazione sessuale. Vittima una donna che si prostituiva di nascosto, per mantenere i due figli che nel processo di primo grado a Lodi, parti civili, avevano anche ottenuto una provvisionale di 200mila euro a testa. Risarcimento che probabilmente rimarrà solo sulla carta: Dendena, infatti, è nullatenente. Il gup di Lodi Isabella Ciriaco in primo grado aveva inflitto la condanna a 30 anni di carcere, già scontata di un terzo per il rito abbreviato, riconoscendo le aggravanti dei futili motivi, della crudeltà e della premeditazione, perché l’uomo era uscito di casa con il coltello già in tasca. Ieri i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno accolto la richiesta del sostituto pg Gemma Gualdi di confermare la condanna a 30 anni, ma hanno escluso l’aggravante della premeditazione: secondo la nuova ricostruzione si trattò di un delitto d’impeto, un’improvvisa esplosione di violenza.

"Le altre due aggravanti sono sufficienti per mantenere la condanna a 30 anni – spiega il difensore di Dendena, l’avvocato Carmine Mainenti – noi faremo ricorso in Cassazione dopo aver letto le motivazioni della sentenza». Il difensore aveva chiesto anche una perizia psichiatrica sull’imputato, detenuto nel carcere di Opera, che però i giudici non hanno concesso. Padre di due figli, separato dalla moglie, Dendena si era presentato nell’appartamento in via Moro già fuori di sé per la cocaina assunta durante la notte. Dopo il rapporto aveva preteso lo sconto come "cliente abituale". Il rifiuto della colombiana e il tentativo di metterlo alla porta innescarono una reazione violentissima, scatenando il massacro. Poche ore dopo l’omicidio l’uomo fu fermato dalla polizia e confessò il delitto: "Ho perso la testa, è stato un raptus".