MARIO BORRA
Cronaca

Omicidio di Antonio Novati: la cascina venduta all’asta da sgomberare, la discussione, le coltellate

Francesco Vailati avrebbe ucciso il commercialista in un impeto di rabbia. I legali chiedono la scarcerazione: “Non c’è pericolo di fuga”

Antonio Novati e il luogo del ritrovamento del cadavere

Antonio Novati e il luogo del ritrovamento del cadavere

Massalengo (Lodi) – Arresti domiciliari. È la richiesta degli avvocati per Francesco Vailati, l’agricoltore 60enne di Lodi accusato di essere l’assassino di Antonio Novati, il commercialista 75enne trovato cadavere in auto nel tardo pomeriggio di giovedì scorso in località Tripoli di Massalengo, nei pressi della cascina Scappadina. "Non sussiste il pericolo di fuga", è la tesi difensiva a supporto della richiesta da parte dell’avvocato Chiara Belandi, dello studio legale Alberto Scapaticci di Brescia.

Ai carabinieri sono bastate 24 ore per risolvere molto probabilmente il caso, visto che già venerdì sera si sono presentati all’abitazione del sessantenne all’interno di cascina Passerina di sua proprietà. Dopo tre ore di interrogatorio, l’uomo è stato sottoposto al fermo.

L’udienza di convalida dell’arresto si è svolta lunedì, ma il Gip si è riservato la decisione. Vailati, durante il confronto in carcere con il giudice, non ha fatto alcuna ammissione; anzi ha ribadito di essere sostanzialmente innocente e che l’assassino sarebbe un’altra persona, uno straniero. Secondo l’accusa, il commercialista era andato alla cascina di Vailati per comunicare all’agricoltore che la porzione di immobile, venduta all’asta a febbraio, avrebbe dovuto essere lasciata libera a breve. La circostanza, secondo l’accusa, avrebbe probabilmente scatenato la reazione del presunto killer; forse da un discussione animata, il passo verso l’irreparabile è stato breve.

Francesco Vailati, probabilmente in un gesto d’impeto, avrebbe inferto undici coltellate alla schiena e all’addome del malcapitato. Poi caricato il corpo sanguinante sulla Honda Crv con cui il commercialista era arrivato sul posto, Vailati avrebbe percorso una manciata di chilometri, per poi fermare l’auto abbandonandola in mezzo alla campagna. Infine sarebbe tornato a casa a piedi, sporco di sangue.

Dalla macchina sono spariti telefonino del 75enne e valigetta con documenti, così come non si sa nemmeno che fine abbia fatto l’arma del delitto, presumibilmente un coltello. Forse l’assassino l’ha scagliata nel canale Muzza. Un’ipotesi visto che la ricerca con carabinieri e protezione civile, avvenuta venerdì mattina nella zona circostante il ritrovamento del corpo, non ha sortito effetti.