Ripescato senza vita dal fiume Adda: c'è un casco di troppo nel giallo

Sequestrato e sottoposto ad analisi, non apparteneva a Giorgio Medaglia. La madre: "Mio figlio non beveva, quelle tracce d’alcol nel suo corpo simulazione per nascondere l’omicidio"

Ombretta Meriggi anche a “Chi l’ha visto?” ha ripetuto il suo appello

Ombretta Meriggi anche a “Chi l’ha visto?” ha ripetuto il suo appello

Lodi, 13 ottobre 2020 - «Mio figlio è stato ucciso da qualcuno che conosceva bene, ma non sappiamo altro: chi sa qualcosa si rivolga alla Procura". L’appello disperato è di Ombretta Meriggi, la madre di Giorgio Medaglia, il 34enne di Lodi scomparso il 28 giugno scorso dopo un giro con il suo motorino e trovato senza vita una settimana dopo, il 3 luglio, nelle acque del fiume Adda, all’altezza del ponte di Cavenago. Da quando suo figlio è tragicamente scomparso, poco più di tre mesi fa, la donna non ha mai smesso di lottare chiedendo più volte alla Procura di Lodi e ai carabinieri di indagare. Troppi, secondo lei, gli elementi che lascerebbero più di un dubbio sulla scomparsa del giovane. A partire dalla presenza di alcol nel sangue (un grammo per litro) emerso dall’autopsia sul 34enne. "Giorgio non reggeva gli alcolici e per questo non beveva mai: sono sicura che qualcuno l’ha costretto a bere", assicura la donna che più di tutti conosceva suo figlio che viveva a casa con lei, nel quartiere Albarola a Lodi, e che frequentava il Centro psicosociale. Sul caso la procura di Lodi ha aperto un fascicolo, da poco ha riascoltato gli amici di Giorgio e effettuati altri sopralluoghi. A oggi però non ci sarebbero indagati.

Signora Ombretta, perché non ha mai creduto al suicidio di suo figlio? "Giorgio era un ragazzo sempre sorridente, gentile e disponibile. Amava la vita e tante persone gli volevano bene. Non si sarebbe mai ucciso. A fargli del male è stato sicuramente qualcuno che lui conosceva bene. E poi ci sono tanti aspetti evidenti che confermano le mie ipotesi".

Di cosa si tratta in particolare? "Un testimone ha raccontato di aver visto un ragazzo sui 15 anni, esile e con la maglietta bianca che la stessa notte della scomparsa di mio figlio avrebbe parcheggiato il motorino. Sicuramente non era Giorgio, che pesava oltre 90 chili e quella notte indossava una maglietta nera. Anche i cani molecolari hanno confermato che a portare il motorino vicino al fiume non è stato Giorgio".

Qual è l’aspetto che più di altri l’ha convinta che suo figlio possa essere stato ucciso? "Quello legato alla presenza di alcol nel corpo di mio figlio. Giorgio non beveva alcolici perché non riusciva a sopportarli. Per questo sono sempre stata convinta che quella sera, chi era con lui, possa averlo convinto con l’inganno a bere".

Quali sono gli altri dubbi che avete sulla tragedia? "Mio figlio è stato trovato nel fiume con dei pantaloncini rossi da ginnastica, quando ricordo benissimo che quella sera era uscito con i pantaloncini di jeans. Ci sono delle cose che non tornano. Giorgio aveva paura dell’acqua, non sapeva nuotare".

Come giudica il lavoro finora svolto dagli inquirenti? "I carabinieri e la procura di Lodi sta raccogliendo tutto il materiale possibile. Sabato è stato sequestrato un casco che ho trovato in garage e che sicuramente non apparteneva a Giorgio. Lui ne aveva solo due. Di chi è questo casco? Aspetto risposte dalle analisi scientifiche".

In queste settimane ha sentito la vicinanza di chi conosceva Giorgio? "Sì, in tanti mi hanno dimostrato affetto e hanno voluto darmi un omaggio per ricordare Giorgio. Anche nel condominio dove vivo, mi sono stati molto vicini. Era un ragazzo che aveva sempre il sorriso sulle labbra".