
Giorgio Medaglia aveva 34 anni
Lodi, 30 novembre 2020 - La Procura di Lodi si prende altri sei mesi per risolvere l’intricato mistero che avvolge la morte di Giorgio Medaglia, il 34enne di Lodi scomparso il 28 giugno scorso e trovato senza vita nell’Adda il 3 luglio. Dopo cinque mesi di indagini a largo raggio, gli inquirenti non hanno ancora individuato una pista precisa. Per questo hanno chiesto una proroga alle indagini.
La Procura si sta concentrando sulle frequentazioni di Medaglia e sulle sue ultime ore prima della scomparsa. Il giovane alle 21.30 di domenica 28 giugno era uscito con il motorino dalla sua casa in via Aldo Moro a Lodi, mentre la madre, Ombretta Meriggi, esausta per il turno di lavoro da infermiera, era già a dormire. Un’ora più tardi, intorno alle 22.30, il titolare della piadineria a pochi metri dall’abitazione di Medaglia ha dichiarato di aver visto il 34enne rientrare verso casa. Si tratta dell’ultima volta che Giorgio è stato visto ancora vivo. "Sono convinta che qualcuno, probabilmente una persona che Giorgio conosceva, quella sera lo stava aspettando sotto casa", dice la madre Ombretta Meriggi, che non ha mai creduto al suicidio del figlio. Agli inquirenti manca un movente chiaro che possa aver spinto qualcuno a uccidere Medaglia. Per questo si scava nella vita privata di Giorgio, a partire dal pc del 34enne appena sequestrato per essere analizzato. A inizio novembre poi sono stati ascoltati per la seconda volta i medici del Centro psicosociale di Lodi dove Giorgio era in cura. "Dal Centro hanno confermato che Giorgio era felice, anche per loro è difficile credere al suicidio", sottolinea la madre del 34enne.
Con la proroga alle indagini gli inquirenti puntano a rispondere ai quesiti irrisolti. A partire dall’identità di chi ha portato lo scooter bianco di Medaglia nella notte della sua scomparsa in viale Aosta, a due passi dalla riva del fiume. Un testimone-chiave sostiene che a portarlo lì era stato un ragazzino molto giovane, probabilmente sui 15 anni, con la maglietta bianca e fisico esile. Poi c’è la scoperta nel motorino di due caschi, uno, probabilmente quello rosso integrale del 34enne, a cui si aggiunge un terzo casco, trovato dai genitori della vittima nel garage e che è finito sotto sequestro per essere analizzato. E poi c’è il mistero dei vestiti del 34enne, che sarebbe stato trovato nel fiume con addosso dei pantaloncini rossi da ginnastica, mentre quella sera era uscito con i pantaloncini di jeans. E resta il motivo delle tracce di alcol riscontrate nell’organismo del 34enne ("che non beveva mai, lo faceva star male", sostiene la madre Ombretta). Troppi elementi che secondo la famiglia meritano una risposta. "Chi sa qualcosa ci aiuti - dice la madre del 34enne -. Non mi arrenderò".