CARLO D’ELIA
Cronaca

Codogno, la nuova vita del medico guarito: "Questo virus non ti lascia mai"

Francesco Tursi fu tra i primi malati: non sono più quello di prima, mi sento precario

Francesco Tursi

Codogno (Lodi), 11 settembre 2020 - «Sono guarito, sto bene, ma questo virus non ti lascia mai». Parole di Francesco Tursi, 47 anni, medico responsabile al servizio di Pneumologia dell’ospedale di Codogno, tra i primi sanitari in Italia ad ammalarsi. La sua vita è cambiata nel giro di un mese, quando da medico è diventato paziente Covid. Il 21 febbraio, il giorno dopo il ricovero del paziente 1, Tursi era di guardia a Codogno, poi per tutta la settimana successiva aveva lavorato senza sosta all’ospedale di Lodi dove aveva seguito i tanti pazienti che iniziavano ad arrivare con sintomi da coronavirus. Fino alla notte di domenica 1° marzo quando aveva incominciato a sentire un forte dolore toracico, seguita da febbre e tosse. In ospedale la diagnosi non aveva lasciato dubbi: polmonite bilaterale interstiziale. Così il medico lodigiano era stato ricoverato nel reparto infettivi all’ospedale Sacco di Milano. 

La severità della polmonite non era tale da richiedere terapia sub-intensiva. Ma, come tutti i pazienti, anche Francesco aveva paura. «Ho avuto davvero paura come tutti», confessa con grande emozione. Il ricovero al Sacco era durato sei giorni, poi Tursi aveva terminato la convalescenza a casa. Lentamente recupera voce, fiato, vita. Poi il 28 marzo il primo ritorno alla normalità: Tursi ricomincia la sua attività tra i pazienti Covid all’ospedale di Codogno. Un immediato ritorno nella «trincea» dopo giorni durissimi che gli hanno cambiato la vita.

«Ho vissuto una paura tutta umana: l’angoscia per l’ignoto – racconta il medico Francesco Tursi –. Ma bisogna andare avanti. Ho ripreso la mia vita: mi dedico tanto al lavoro e al mio piccolo Antonio, nato a fine luglio. Ma psicologicamente non sono più lo stesso. Dopo tutto quello che è accaduto c’è la consapevolezza della precarietà. Ed è una cosa collegata alla malattia. Purtroppo con il Covid non ti senti mai del tutto guarito, sembra che il virus sia sempre con te. È una sensazione strana, che da medico non ho ancora ben capito. È chiaro però che bisogna conviverci per poter andare avanti». Il coronavirus non ha lasciato segni devastanti sul corpo del 47enne Tursi, anche se dentro di lui è rimasta una sensazione di paura.

«Clinicamente sono all’80%, ma hai sempre il terrore di ammalarti di nuovo – spiega –. Purtroppo basta qualche sintomo da semplice raffreddamento per scatenare quella tensione. La rivivo io che sono un medico, figuriamoci una persona comune. Questo virus è un bel terrorista. Ma vivo bene lo stesso. Sono contento soprattutto per mio figlio Antonio che è nato da poco e per la mia compagnia». Le stesse sensazioni che il medico responsabile al servizio di Pneumologia dell’ospedale di Codogno ha vissuto in prima persona, le ha riviste anche nei tanti pazienti contagiati dal virus che da aprile a oggi ha continuato a visitare nei presidi ospedalieri lodigiani.

«Purtroppo quello che ti rimane dentro è una sensazione strana, perché non conosciamo fino in fondo questa malattia – sottolinea Tursi –. Non sapere come andrà a finire ti crea una sensazione di sospensione pesante da sopportare. E sono sensazioni comuni per chi è stato contagiato da questo maledetto Covid». Intanto tra i reparti dell’Asst di Lodi l’attenzione è altissima. Da giugno l’emergenza sanitaria nel Lodigiano, epicentro dei contagi in Italia, è pian piano rientrata. A incidere i giusti comportamenti di chi ci vive che tra febbraio e maggio sono stati costretti a confrontarsi con un dramma senza precedenti. «I lodigiani sono stati bravissimi a rispettare sempre le regole e ora lo stiamo vedendo con i dati – dice il dottor Tursi –. Ma il virus circola e non è mai scomparso del tutto. Mantenere sempre alta l’attenzione deve essere la priorità di tutti. Tenere le distanze e indossare le mascherine è solo un minino sforzo. Dobbiamo resistere fino al vaccino».