
La Procura ha chiesto due anni per l’imputato di sevizie e maltrattamenti ai danni della compagna, un’operatrice sociosanitaria dell’ospedale...
La Procura ha chiesto due anni per l’imputato di sevizie e maltrattamenti ai danni della compagna, un’operatrice sociosanitaria dell’ospedale di Lodi. Quindici anni di soprusi e violenze, poi il 31 marzo 2024 la donna aveva denunciato il compagno dopo l’ennesima lite di fronte ai figli (di 9 e 13 anni), sfociata in un’aggressione. I due erano da tempo separati in casa e le discussioni erano quotidiane. Quella sera l’uomo era rientrato in casa alterato da alcol e psicofarmaci. Scoppiata la lite, secondo l’accusa aveva impugnato un coltello dalla tavola apparecchiata per puntarlo alla gola della compagna, causandole un taglio superficiale al collo. Lei aveva tentato di prendere in mano la lama.
Il figlio più grande, spaventato, aveva chiamato i parenti. I familiari erano riusciti a separare i due ma non a riportare la calma fino all’allontanamento della donna dall’appartamento. I testimoni, che ieri sono stati ascoltati in Tribunale a Lodi, hanno parlato anche di altre aggressioni. Sul posto di lavoro della vittima – sempre per la Procura – si era consumato un altro caso di violenza, appena qualche mese prima che la donna si convincesse a denunciare. In quel caso, come racconta una collega, l’uomo ha cercato di soffocarla su un lettino dell’ospedale, ma è stato bloccato dai colleghi della compagna. Ora l’imputato rischia una condanna a due anni per tre reati contestati. La difesa ha chiesto l’assoluzione per uno dei tre capi d’imputazione e la pena minima con attenuanti per gli altri due. Si torna in aula l’8 aprile per la sentenza.
Luca Raimondi Cominesi