
Lodi – Lorenzo Guerini, 56 anni, è il “ragazzo dell’oratorio di San Lorenzo diventato ministro”. Appassionatosi alla politica fin da giovane, dalle iniziali esperienze come consigliere comunale del capoluogo tesserato Democrazia Cristiana, nel maggio del 1995 diventò il primo presidente della neo istituita Provincia di Lodi e, a 28 anni, il più giovane presidente di Provincia in Italia. Nel 2005 fu eletto sindaco di Lodi e poi nel 2013 fu eletto nella Camera dei Deputati. A seguire, al di là dei ruoli di primissimo piano nella dirigenza del partito, il 5 settembre 2019 fu nominato ministro della Difesa del governo Conte-bis poi confermato alla guida dello stesso dicastero nel settembre 2021 quando presidente del Consiglio divenne Mario Draghi. Attualmente è presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), ruolo che tra l’altro aveva già ricoperto tra il 2018 e il 2019 durante il governo Conte I. Non ha comunque mai reciso il legame con la sua Lodi, cui resta profondamente legato.
Onorevole Guerini, se dovesse definire Lodi con tre aggettivi quali sceglierebbe?
"Accogliente, solidale, discreta. La nostra è una realtà in cui a un radicato senso di appartenenza si accompagna l’attenzione nei confronti dei bisogni delle persone e della comunità nel suo insieme, praticata con una generosità tanto concreta nelle realizzazioni quanto “sommessa” nei toni".
Potendo avere la bacchetta magica cosa cambierebbe della città?
"Francamente a me di Lodi piace tutto. È il luogo in cui sono nato e dove risiedono i miei affetti. Ma se potessi, la renderei più attraente e ricca di opportunità per i giovani, a cui bisogna dare spazio e protagonismo perché con le loro energie valorizzino potenzialità locali che a volte restano inespresse".
Qual è un suo grande rammarico per Lodi?
"Più che nutrire un rammarico, da ex amministratore comunale avverto un senso di “incompiuto” perché alla pregevole riqualificazione della Biblioteca Laudense, conclusa 10 anni fa, non ha ancora fatto seguito la realizzazione del nuovo Museo Cittadino, obiettivo che tuttavia sembra ora avvicinarsi e che è legato ad un importante intervento in ambito Pnrr che sono sicuro portato a traguardo dall’amministrazione in carica".
Nei vari incontri internazionali che ha avuto da ministro anche con i più “grandi“ del mondo c’è una “lezione lodigiana“ che le è servita?
"Sintetizzerei in questi termini: parlare poco, fare molto e mantenere gli impegni assunti. Dai valori distintivi del patrimonio sociale e culturale della nostra terra ho appreso questo insegnamento, che ho cercato di applicare anche nell’esercizio delle responsabilità nazionali a cui ho avuto l’onore di essere chiamato. Mi sono sempre attenuto a questi fondamenti e penso che i miei interlocutori l’abbiano apprezzato".