LUCA RAIMONDI COMINESI
Cronaca

La parità dal football. Baby calciatrici in campo: "Fatevi rispettare in ogni ambito della vita"

Lodi, 240 giovanissime in campo al quartiere San Bernardo. Polemica sull’intitolazione dello stadio alle sorelle Boccalini. La Lega: solo bandierine politiche e decisione presa senza confronti.

Lodi, 240 giovanissime in campo al quartiere San Bernardo. Polemica sull’intitolazione dello stadio alle sorelle Boccalini. La Lega: solo bandierine politiche e decisione presa senza confronti.

Lodi, 240 giovanissime in campo al quartiere San Bernardo. Polemica sull’intitolazione dello stadio alle sorelle Boccalini. La Lega: solo bandierine politiche e decisione presa senza confronti.

Fischio d’inizio alle 9 al Sambe Stadium, che ieri mattina ha ospitato 240 ragazze di 17 istituti del territorio pronte a sfidarsi in un torneo di calcio a 5. In campo si sono affrontate 10 squadre delle scuole medie e 10 delle superiori. Numerose anche le associazioni presenti che hanno collaborato per organizzare la terza edizione del Memorial Boccalini Gfc. All’evento hanno partecipato il Comune di Lodi, la Rete Scolastica Non Sei da Sola, il Comitato Se Non Ora Quando Lodi, Toponomastica Femminile e la società sportiva ASD San Bernardo Calcio. Il torneo, di carattere provinciale, studentesco e soprattutto femminile, è rientrato nelle numerose iniziative promosse dalle varie associazioni e dall’amministrazione comunale per la Giornata Internazionale della Donna. Le calciatrici, tra sorrisi e abbracci, sono state in grado di trasformare la competizione sportiva in un momento di convivialità. Dagli spalti il tifo si è schierato fin da subito con il gioco.

Distribuite sui tre campi, le studentesse hanno cercato di dimostrare la più pura riscoperta dello spirito sportivo femminile, in particolare di un gioco che è da sempre legato e precluso al mondo maschile. La manifestazione, nella volontà degli organizzatori, si pone all’interno del più ampio Progetto Boccalini, creato per valorizzare la storia delle quattro sorelle lodigiane, fondatrici della prima squadra di calcio femminile in Italia. Nate come tifose dell’Ambrosiana, decisero nel 1933 di dar vita al Gruppo Femminile Calcistico (GFC), vietato dopo poco più di un anno dal regime fascista. Banditi gli sport di squadra femminile, le sorelle Boccalini continuarono a sfidare le convenzioni e le imposizioni dell’epoca, lottando per l’emancipazione delle donne e mantenendo non solo il ruolo di figure attive nell’ambito sportivo, ma anche in quello politico, partecipando attivamente alla Resistenza contro il regime fascista. Per Alice Vergnaghi, ricercatrice e biografa di Giovanna Boccalini, la maggiore delle sorelle, ieri non si è trattato di un semplice torneo: "Voi non dovete giocare solo una partita di calcio, - ha spiegato alle giovani - dovete giocare una partita anche in altri settori. Questa è ciò che ci insegnano le sorelle Boccalini. La grande partita è proprio quella di sentirci capaci di fare tutto ciò che desideriamo, senza che nessuno dica “No! Non lo potete fare perché siete femmine”. Voi potete fare tutto, e ci dovete tentare, senza però dimenticarvi la vostra specificità femminile, il vostro essere ragazze e donne. E mantenendo sempre la vostra femminilità, senza scimmiottare i maschi in qualsiasi ambito che vi è precluso". La consigliera comunale Gianfranca Santantonio ha aggiunto: "Non date per scontate le opportunità che avete. Le conquiste, i diritti, la possibilità di fare e di giocare vanno anche mantenuti". Poi la notizia dell’intitolazione dello Stadio Comunale della Dossenina alle sorelle Boccalini "che si sono spese non tanto per l’aspetto politico, ma per l’aspetto di libertà e realizzazione e di un sogno. Un sogno che è sempre più realizzabile, ma non ancora pienamente". Il cambio del nome dello storico stadio cittadino è stato promosso proprio dalle associazioni coinvolte nell’organizzazione della manifestazione di ieri mattina e grazie alla collaborazione delle consigliere comunali di Lodi Federica Cozzi e Gianfranca Santantonio, che avevano presentato nel marzo del 2023 una mozione sottoscritta dall’intera maggioranza. Sulla scelta però non mancano le polemiche. All’amministrazione comunale viene recriminata "l’incapacità di porre lo squadro sulle problematiche concrete che la città di Lodi sta vivendo - afferma Eleonora Ferri, capogruppo della Lega in Consiglio Comunale a Lodi -. Penso sia uno sgarbo verso l’intera città e ai suoi abitanti". L’esponente della Lega infatti invita il sindaco e la maggioranza che lo sostiene "a occuparsi di problemi seri, non di queste ‘bandierine politiche’. Infastidisce anche il fatto che questa scelta non sia stata condivisa con nessuno. Non una consultazione con la cittadinanza, con le opposizioni, né tantomeno con chi lo stadio lo vive quotidianamente". Lo stadio "che è un luogo quasi sacro per Lodi e i suoi cittadini", è noto come Dossenina sin dalla sua inaugurazione nel 1920, "si è sempre chiamato così, non capiamo per quale motivo modificarne il nome. Si infrange una tradizione. Non vogliamo che la politica si intrometta nell’ambito sportivo, ne resti fuori, anche perché va a creare contrasto e polemica nuovamente su fascismo e antifascismo, inutilmente" dice Fabio Lovagnini, vicepresidente dell’associazione TLO- Tifo organizzato lodigiano.