
La Cardiologia di Lodi, guidata da Pietro Mazzarotto, si distingue per l'innovativa procedura di impianto di pacemaker per la stimolazione selettiva della branca sinistra, che offre benefici significativi ai pazienti cardiopatici. Grazie all'esperienza di Luca Poggio e del suo team, la clinica si conferma all'avanguardia nel settore, trattando con successo un numero crescente di pazienti.
La Cardiologia di Lodi, diretta da Pietro Mazzarotto, fa scuola: il suo team di aritmologia – specialità che si occupa di prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi del ritmo cardiaco – ospita da ieri e fino a oggi quattro giovani cardiologi – uno proveniente da un centro ospedaliero lombardo, gli altri tre da fuori regione – che hanno deciso di consolidare il loro know how in merito ad una nuova procedura di impianto di pacemaker. La metodica è stata introdotta al Maggiore lo scorso anno ad opera di Luca Poggio (nella foto) aritmologo che ha trasferito, giungendo a Lodi, tutta la propria esperienza nel campo dell’elettrostimolazione cardiaca maturata in una grossa struttura ospedaliero lombarda. La procedura di impianto di pacemaker per “stimolazione selettiva della branca sinistra”, avviata in Cina nel 2018 e da lì diffusasi in tutto il mondo, "permette, tramite recentissime e innovative tecnologie, di ottenere – spiega Poggio – una stimolazione cardiaca artificiale pressoché sovrapponibile al battito cardiaco normale, arrivando quasi ad azzerare tutte le potenziali problematiche relative alla stimolazione artificiale convenzionale". I benefici per il paziente – condividono gli esperti – sono soprattutto un miglior recupero clinico e una migliore funzionalità, per una qualità di vita ottimale. "È possibile ritenere – spiegano gli specialisti - che la stimolazione della branca sinistra possa rappresentare non più solo una alternativa bensì una prima scelta per la stimolazione di un cuore insufficiente". Dall’anno scorso ad oggi sono stati oltre un centinaio i pazienti trattati a Lodi con tale metodica. "E la curva è in crescita" aggiunge Luca Poggio. I pazienti avevano in gran parte un’età avanzata, ma c’è stato anche un cardiopatico quarantenne.