
di Paola Arensi
e Laura De Bendetti
Chiara Soffiantini di Codogno, studentessa, iscritta al quarto anno del liceo linguistico Novello della sua città, racconta la vita dei coetanei all’epoca della didattica a distanza. "Al momento tutte le lezioni si svolgono a distanza e non sappiamo fino a quanto – spiega la 17enne – Ma non ci hanno lasciati soli e la scuola continua, benché con diverse modalità. Tutti i giorni facciamo 6 ore di lezione da 40 minuti l’una, con una pausa di 10 minuti tra una lezione e l’altra. Invece di iniziare alle 8 e finire alle 13.30 iniziamo alle 8.10 e finiamo alle 13". Per i ragazzi della zona rossa questa, purtroppo, non è stata una novità. "Avevamo già fatto didattica a distanza durante il lockdown, in 3 giorni, al liceo, si erano organizzati tramite meet: i professori mandavano un link e noi, collegandoci, seguivamo.
Prima c’era confusione, alcuni mandavano solo materiali, video, da poter ascoltare quando volevamo e altri facevano lezioni più lunghe o più corte in base a come si poteva. Adesso ci sono regole più chiare e i giorni sono ancora più organizzati. I professori non ci chiedono di lavorare di più o di meno, il livello è rimasto quello della scuola tradizionale" assicura la ragazza. Chiara generalmente assiste alle lezioni, sfruttando computer o tablet, nella propria camera. Ma il liceo, così, è molto diverso rispetto alle giornate con professori e compagni in presenza.
"L’attenzione cala rispetto alla lezione tradizionale perché con lezioni più corte noi ragazzi possiamo interagire poco".
" Per ora le verifiche scritte sono state sostituite da interrogazioni orali programmate. Ma per la studentessa questo non è imbarazzante "alla fine mi vedono struccata e vestita più da casa, ma cambia poco". Poi l’auspicio "noi e i professori vorremmo che la Dad durasse il meno possibile, soprattutto dopo essere finalmente tornati a scuola e aver sperato di vivere un intero anno in presenza. Siamo una classe unita, ci chiamiamo e supportiamo ma i compagni mancano e l’attuale interazione con loro e i docenti non è paragonabile alla normalità".
Ma ecco la posizione dei presidi. "Si sapeva che il nodo debole della rete era il trasporto pubblico, bisognava pensarci prima - afferma Luciana Tonarelli, preside del Volta -. Da questa mattina (ieri, ndr) ci siamo organizzati col 100% di ragazzi in Dad da casa, 50 insegnanti a scuola (per 30 classi), insieme a 3-4 studenti con Bisogni educativi Speciali (Bes) e 110 in smartworking da casa (per le altre 37): pur col potenziamento la scuola non reggerebbe la connessione per tutti. Col Consiglio d’Istituto valuteremo se puntare al 75% di Dad secondo il Dpcm Conte ma bisogna vedere se ci sono bus dai paesi che portino i ragazzi a scuola per le 9". "Questa settimana faremo 100% Dad ma l’auspicio è che dalla settimana prossima si possa fare col 25% di studenti in presenza - aggiunge Giusy Moroni, preside del Gandini, dove ieri hanno fatto lezione un terzo dei docenti e 5-6 studenti con Bes, gli altri da casa -. Mi auguro che questo periodo di tempo possa servire per la riorganizzazione dei trasporti e di Ats. Delle 7 classi in isolamento fiduciario, solo 1 ha ricevuto finora istruzioni da Ats e se dovessimo riaprire la recrudescenza del virus potrebbe essere maggiore". "Al collegio di mercoledì proporrò di stare al 100% in Dad fino al 13 novembre (quando scade il decreto regionale, ndr) e poi scendere al 75% - afferma Laura Fiorini, preside del Vegio -. Oggi a scuola c’era il 50% dei docenti e una decina di studenti con Bes che fa orario 9-12. E 40 studenti su 900 han fatto richiesta di pc per potersi connettere da casa".