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Giovanna Pedretti, morta a 59 anni, con il marito Aniello D’Avino detto “Nello“
Sant’Angelo Lodigiano – “Te ne sei andata via ma i tuoi gesti sono sempre qui”. Torna la pizza sospesa, l’iniziativa di solidarietà inventata e portata avanti per anni da Giovanna Pedretti, 59 anni, la titolare dell’ex pizzeria “Le Vignole“ di Sant’Angelo Lodigiano, che il 14 gennaio scorso si è tolta la vita nella acque del Lambro dopo essere finita in un tritacarne social legato a una recensione risultata “non genuina” su Google.
A portarla avanti, a favore di due associazioni, il marito, Aniello “Nello“ D’Avino, con cui condivideva tutto, casa e lavoro, e la figlia, che hanno deciso di riprendere l’idea dopo aver riaperto nei mesi scorsi l’attività, che ora si chiama “dal Nello”. “Un gesto buono come la pizza”, si legge nella locandina che pubblicizza l’evento dedicato alla “memoria di Giovanna Pedretti”. Su quella locandina c’è anche una foto della donna, sorridente e orgogliosa, che la ritrae nella pizzeria che era il suo mondo durante una delle edizioni precedenti dell’iniziativa.
Lo slogan dice il resto: “A Natale puoi, passa da Nello, Giovanna l’avrebbe fatto”. Il ricavato andrà a favore delle associazioni locali “Amici e genitori dei disabili“ e “Il maggiolino“, due realtà che Giovanna, descritta da tutti come solare e generosa, aveva più volte sostenuto: è la sua eredità morale. Era stata infatti proprio lei, nel 2020, anno della pandemia, a lanciare la pizza sospesa a favore delle famiglie in grave difficoltà. Nel 2021, e negli anni successivi, aveva coinvolto le associazioni che sostengono i più fragili. Il successo era subito arrivato: 310 pizze sospese, pagate da generosi e gustate da disabili e familiari.
L’incubo per la “ristoratrice di Lodi”, come venne ribattezzata, iniziò ai primi di gennaio quando sulla pagina Facebook del locale apparve lo screenshot di una recensione in cui un presunto cliente scriveva di non essersi trovato a suo agio nel locale “di fianco a dei gay” e a “un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà”. Pedretti rispose con un’accorata difesa delle persone omosessuali e con disabilità. La recensione e la risposta diventarono subito virali: arrivarono giornalisti e televisioni. Il volto della donna e la sua storia trasformati nel simbolo della lotta contro le discriminazioni. Persino la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, la ringraziò “per non essere rimasta in silenzio”. Insieme ai complimenti arrivano però anche i primi dubbi sull’autenticità della recensione discriminatoria. Tra chi sollevò sospetti il food blogger Lorenzo Biagiarelli (volto noto della tv), e la sua compagna Selvaggia Lucarelli: “Siamo di fronte a un’operazione di marketing spacciata per eroica difesa di gay e disabili”, dissero dopo aver analizzato la recensione e aver telefonato a Pedretti. L’ondata di empatia si trasformò così in rabbia e sospetto. Con la ristoratrice, pressata dalle domande, costretta a opporre un semplice: “Mi dispiace”. Ma a quel punto era già troppo tardi. Il corpo venne ritrovato nel Lambro, a poca distanza dal suo locale, il 14 gennaio. L’ex “Le Vignole“, chiusa dopo la tragedia, ha cambiato nome in primavera ed è ripartita. Oggi il locale è però solo d’asporto: il servizio al tavolo era gestito direttamente da Giovanna. E nessuno l’ha sostituita.