LUCA RAIMONDI COMINESI
Cronaca

Giornata degli internati. Oltre 3.500 i lodigiani. Duecento le vittime

La prima edizione è stata celebrata tra piazza Broletto e la prefettura. Il sindaco Furegato: "Uomini liberi, che hanno subìto trattamenti indegni".

La cerimonia in prefettura la consegna di due medaglie d’oro alle famiglie degli internati

La cerimonia in prefettura la consegna di due medaglie d’oro alle famiglie degli internati

Duplice cerimonia per la prima Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, istituita per commemorare gli oltre 650mila militari catturati dopo l’8 settembre 1943 e detenuti nei lager nazisti. Più di 3.500 i lodigiani internati, 200 dei quali morirono da reclusi. Uomini, cittadini italiani che "opposero un deciso e netto rifiuto all’invito, che in realtà fu un vero e proprio comando, di collaborare con gli apparati operativi del nazionalsocialismo e agli ordini impartiti dalle militanze sovrane della Repubblica Sociale Italiana – ha sottolineato il primo cittadino Andrea Furegato durante la prima cerimonia tenutasi in Piazza Broletto". Uomini liberi che "furono vittime dei trattamenti indegni e colpiti duramente con la privazione della loro libertà, feriti dalla negazione dei diritti elementari ed obbligati al lavoro coatto", ha aggiunto il Sindaco.

Una giornata di memoria e di commemorazione, dunque, che ha visto onorare gli ex internati in due fasi interconnesse tra loro dalla presenza delle più alte cariche cittadine e dai membri della sezione lodigiana dell’Associazione Nazionale Ex Internati nei Lager Nazisti (Anei). Da Piazza Broletto, dove è stata deposta la corona d’alloro alla lapide in ricordo degli internati, la cerimonia si è infatti spostata in Prefettura. Qui, Davide Garra, neonominato prefetto di Lodi, ha accolto i familiari di due ex internati lodigiani: Giuseppe Dadda e Giuseppe Danova. Il primo, classe 1912, militare arruolato per combattere sui fronti balcano ed albanese, era stato internato dal 15 settembre 1943 al 5 dicembre del 1944 in un lager nazista, dopo la sua cattura in territorio jugoslavo. Evaso dal campo, aveva scelto di continuare ad opporsi al controllo nazifascista come partigiano. Tornato in Italia l’anno seguente, ha dovuto aspettare oltre 15 anni per la qualifica di partigiano combattente e la croce al merito di guerra. Ieri, invece, il Prefetto ha voluto commemorare la sua memoria assieme ai famigliari, assegnando loro la Medaglia d’Onore. Medaglia ricevuta anche dai parenti di Giuseppe Danova, classe 1910, soldato semplice deportato anch’egli in Pomerania dal 1943 e liberato nell’aprile del 1945 dalle forze armate russe. Ed è proprio in loro ricordo che la Prefettura ha voluto dedicare due Medaglie d’Onore. "Non è solo una cerimonia, è una vera e propria emozione", ha concluso Garra.