
L’assemblea dei soci del Banco Popolare che si è tenuta nei padiglioni di Lodinnova è stata seguita con molta attenzione (Cavalleri)
Lodi, 20 marzo 2016 - C'è attesa all’indomani dell’affollata assemblea a LodInnova, sul tema della possibile fusione del Banco Popolare con la Banca Popolare di Milano. Domani si riunirà il cda Bp per valutare le richieste della Vigilanza Bce, che chiede, in particolare, la presentazione di un piano industriale e il rafforzamento del capitale. Susanna Camusso, segretaria generale Cgil, si è detta preoccupata, in generale, perché «pensiamo che gli interventi che sono stati fatti, che sono di allontanamento delle banche dai territori, non sono utili a una prospettiva di crescita del credito e degli investimenti« e perché la riorganizzazione sta determinando un grande problema occupazionale» e, in particolare, sul caso Bp-Bpm, ha aggiunto che bisognerà valutare il piano industriale, «quando ci saranno concreti progetti».
Anche Giambattista Battaini, che rappresenta il gruppo Bp nella Fisac Cgil di Lodi, rimarca la necessità di attendere di sapere «quali decisioni verranno prese a livello industriale. «Già col diventare spa, come voluto dal Governo, una «popolare» perde la sua natura e questo ha un aspetto positivo e negativo: una maggiore responsabilizzazione dei dirigenti, che dovranno rispondere non ad un azionariato limitato ma più esteso, ma anche il rischio di una perdita di presenza del territorio: chiunque può acquistare le azioni, anche stranieri».
Carlo Fratta Pasini, presidente del cda, sabato a margine dell’assemblea, aveva sostenuto che «per mantenere la voce dei territori, servirà avere un’azionariato diffuso». «È senz’altro l’unica contromossa, quella di sparpagliare più azioni possibili tra le persone che vivono il territorio» commenta Battaini. Rispetto all’ad Pierfrancesco Saviotti che, invece, ha sostenuto che il primo asset per importanza, del Banco «sono i dipendenti, il secondo i clienti», affermando di aver ridotto il personale di 4 mila unità in 7 anni «senza alcuno sciopero, grazie ad un dialogo sempre aperto», Battaini precisa: «Io, per mia scelta, vivo a contatto coi lavoratori, a Lodi, e non faccio parte delle delegazione trattante, che si reca a Verona; il dialogo c’è, anche se non sempre è quello che intendono loro. Non abbiamo fatto scioperi, se non quello nazionale per il rinnovo del contratto, anche perché in questi periodi indirli non è facile, incidono sulla busta paga. Inoltre i prepensionamenti ci sono stati grazie all’aiuto del fondo di solidarietà».
Il sindacalista già un mese fa, parlando dell’ipotesi di fusione Bp-Bpm, aveva espresso preoccupazioni perché nel Lodigiano, dove i dipendenti Bp sono circa un migliaio, di cui 500 solo nella sede centrale a Lodi, esistono filiali delle due banche presenti addirittura nelle stesse vie (ad esempio a Sant’Angelo e Codogno), e dunque i dubbi sulla ricollocazione del personale sono forti; ma soprattutto aveva sottolineato come, l’eventuale spostamento della direzione nella vicina Milano, avrebbe potuto comportare una forte perdita per l’intera città per le mancate ricadute sul tessuto economico dei pendolari che oggi vengono a Lodi».
di LAURA DE BENEDETTI