Fanghi tossici nei campi "Siamo tutti allarmati"

Lodi, uno dei leader del Comitato che si oppone agli spandimenti chiede: ma i sindaci dove sono? E Coldiretti, Arpa? Urgono più controlli

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di Carlo D’Elia

La lista dei Comuni lodigiani interessati dallo smaltimento di fanghi irregolari potrebbe allungarsi. Oltre a Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo e Lodi, tra i terreni coinvolti nello sversamento di gessi di defecazione contaminati ci sarebbero altre zone del Lodigiano. Continua la “caccia“ ai campi dove i fanghi provenienti dalla società bresciana Wte sono stati sversati. I gessi, infatti, non hanno una regolamentazione precisa visto che non vi è obbligo da parte di chi spande di chiedere l’autorizzazione al Comune. Col passare delle settimane, quindi, è probabile che la vicenda dei fanghi illeciti, esplosa nel Bresciano e che ha colpito anche il Lodigiano, possa allargarsi. Nella provincia di Lodi, almeno per quanto finora emerso dall’indagine sulla società bresciana Wte, indagata per spargimento di ingenti quantità di materiali contaminati da metalli pesanti e idrocarburi su migliaia di ettari di campi agricoli le verifiche sono in corso. Una situazione non nuova per il Lodigiano che già nel 2016 era stato travolto dalla vicenda Cre, l’azienda con sedi a Meleti, Maccastorna e Lomello (Pavia), al centro di un’indagine della Procura di Milano per "innumerevoli episodi di gestione illecita" e che aveva portato a condanne da 9 mesi a 2 anni per gli indagati. Una vicenda seguita direttamente da Ivano Zilli, agricoltore e volto della politica di Meleti, che per anni ha guidato il Comitato No Fanghi contro gli spandimenti nel territorio. E che ora torna alla carica con il nuovo caso.

"I sindaci lodigiani dove sono su questa vicenda - chiede Zilli -? Da parte loro non ho letto nessuna presa di posizione. Ma non solo. Anche le associazioni di categoria, come Coldiretti, sono state ferme o comunque hanno fatto poco. Attraverso un’intercettazione abbiamo scoperto che quei fanghi pericolosi venivano smaltiti nei nostri terreni. È grave che non sia stato nessun ente, per esempio Arpa, ad effettuare i controlli". Prosegue intanto l’inchiesta della Procura e dei carabinieri forestali di Brescia che ipotizzano oltre 12 milioni di euro di profitti illeciti, e altre 150 mila tonnellate di fanghi ("gessi") contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altri inquinanti (l’equivalente di circa 5mila tir). "Nel nostro territorio è costante il via vai di bilici carichi - sottolinea Zilli -. C’è preoccupazione. Chiedo è più controlli. Non è possibile permettere di sversare sostanze pericolose sui campi e non è accettabile che gli stessi agricoltori siano ignari di tutto. Chi è proprietario del terreno deve sapere cosa viene sversato nei propri terreni. E se necessario deve effettuare dei controlli in maniera autonoma".