
La cerimonia di saluto del sindaco ai “camici in divisa”
Codogno (Lodi), 21 aprile 2020 - Chiude l ’ ambulatorio dei medici e infermieri militari di via Pietrasanta, proprio accanto al comando di Polizia locale, e l’amministrazione comunale ieri mattina ha voluto tributare loro un saluto e un omaggio. "Un mese trascorso qui è come dieci anni di professione. Per i nostri predecessori è stato il Carso; per le nuove generazioni è stato combattere su questo fronte", ha ribadito ieri il colonnello Federico Lunardi in risposta alle parole di ringraziamento rivolte loro dal sindaco Francesco Passerini e dal comandante della Polizia locale Marco Simighini.
«Un grazie sentito per queste settimane trascorse da noi. Vi abbracciamo virtualmente consci che per la nostra comunità siete stati fondamentali". Simighini ha ricordato che, quando sarà passata l’emergenza, il Comune tributerà una benemerenza al corpo medico militare. "Abbiamo fatto il nostro dovere, ma ognuno porterà negli occhi questa esperienza vissuta qui – ha spiegato il colonnello –. Noi ora facciamo un passo di lato, ma pronti sempre a intervenire qualora ce ne fosse ancora bisogno".
La prima task force era arrivata il 4 marzo scorso a Lodi per poi dispiegarsi sul territorio per dare un supporto ai medici di base e alle case di riposo. Da ieri hanno lasciato Codogno, ma rimarranno ancora in provincia per garantire il proprio supporto, soprattutto nelle case di riposo. Intanto nella Bassa c’è una forte preoccupazione per il futuro dell’ospedale di Codogno: con pronto soccorso e rianimazione chiusi ormai da settimane: nonostante le rassicurazioni dei vertici di Asst di Lodi, non vi è certezza sulle tempistiche e soprattuto sulle modalità di riapertura dei due fondamentali servizi. Medici e infermieri ci sono e i due settori dell’ospedale codognese potrebbero riprendere la propria attività, ma a oggi l’ospedale di Codogno, che ha di fatto inglobato diversi reparti del nosocomio di Casale, ospita una ottantina di pazienti Covid. "Quando terminerà l’emergenza, tutto ritornerà al proprio posto", era stata la rassicurazione del direttore generale Massimo Lombardo, in visita all’ospedale alla vigilia di Pasqua.
Questa mattina Lombardo tornerà al presidio codognese di viale Marconi per un summit e una visita e non è escluso che anche il Comune di Codogno voglia rassicurazioni su una data, anche di massima, di riapertura. Ora l’aspetto che balza però all’occhio è che il pronto soccorso è stato svuotato come la terapia intensiva: in quest’ultima non vi sono più letti, monitor, pompe infusionali, presìdi e addirittura lavapadelle. "Aprite il pronto soccorso di Codogno. Con qualsiaisi altra patologia che non sia il coronavirus, per esempio, un abitante della Bassa deve andare al pronto soccorso di Lodi o a Piacenza, fuori Regione?" ha attaccato il sindacato Confsal. "Proclamiamo lo stato di agitazione del personale con blocco degli straordinari chiedendo di riaprire tutti i servizi chiusi in questi anni", ha ribadito Gianfranco Bignamini del sindacato Fisi. Intanto, sono iniziati i primi test seriologici, per scoprire l’eventualità immunità al virus, e i tamponi per gli iscritti Avis di Codogno: i circa 1.200 donatori sono già stati contattati e potranno prenotare lo screening che sarà effettuato nelle prossime settimane.