MARIO BORRA
Cronaca

Coronavirus, Pasqua amara nella zona rossa del Lodigiano

Due aziende codognesi legate ai prodotti dolciari lanciano un grido di aiuto: fateci lavorare o chiuderemo

Nei giorni scorsi un gruppo di imprenditori della Mirandolina aveva protestato

Codogno (Lodi), 5 marzo 2020 - La Pasqua è alle porte. Tra poche settimane uova e colombe saranno i dolci principali sugli scaffali dei supermercati, ma due ditte che sono collegate con questa stagione sono strette nella morsa sanitaria della zona rossa e non possono riaprire l’attività, nemmeno a scartamento ridotto. "Un partner con cui collaboriamo da vent’anni ha mandato una comunicazione dicendo che non è più disposto ad aspettare i nostri prodotti e, suo malgrado, se il blocco rimarrà immutato, dovrà rifornirsi da altre aziende – hanno ribadito ieri Luigi e Samuele Brizzolari, dell’omonima ditta di via Pertini da settant’anni azienda leader nella produzione di nastri decorativi –. E la risposta la vogliono in tempi strettissimi perché temono di perdere commesse. Il nostro fatturato dipende per il 40 per cento dal rapporto con questa impresa".

Per le aziende che non erogano servizi essenziali, secondo il decreto del Governo, la riapertura è un miraggio. Solo una manciata di imprese del polo Mirandolina ha ottenuto la deroga prefettizia. "Siamo contenti per loro che hanno potuto ottenere il via libera. Pensavamo potessero essere una sorta di apripista per le altre. E invece nulla. Se non riapriamo a brevissimo, sarà un disastro. Siamo disponibili a mettere in atto i protocolli sanitari per evitare il contagio: il nostro reparto di produzione è di circa 10mila metri quadrati per cui la distanza tra gli addetti uno dall’altro sarebbe almeno di dieci metri. Noi vorremmo attivare solo il 10 per cento circa delle linee di produzione con una decina, quindicina di operatori su una settantina di dipendenti. Mascherine e guanti a tutti e controllo della temperatura all’inizio e alla fine del turno". Per Brizzolari, questo è un momento delicato. "Dobbiamo produrre nastri decorativi per la confezione di prodotti alimentari. Dobbiamo rifornire per la campagna pasquale per il mercato italiano ed estero ed evitare ulteriori annullamenti e perdita di fatturato che potrebbe arrivare al 40 per cento in questi primi tre mesi". Poi c’è il danno d’immagine. "Alcuni marchi dolciari chiedono garanzie sulla provenienza della merce, come se qui fossimo marchiati. Il made in Italy, che prima era un valore aggiunto, reggerà ancora?".

Anche la Pomati Group, che produce macchine e accessori per la lavorazione del cioccolato, è in apnea. "Se non vendiamo ora i nostri prodotti, quando lo potremo fare? – dice sconsolata Giovanna Tei, presidente della ditta di via Togliatti –. Vogliamo riprendere a lavorare. Se non potremo farlo in tempi stretti, il danno sarà incalcolabile perché molta gente, qui nel comparto Mirandolina, rischia di rimanere a casa. Oltre a un danno economico per le imprese, ci sarà una ripercussione sociale notevole". Ieri il sindaco Francesco Passerini è tornato sull’argomento. "Stiamo rispettando in modo responsabile le direttive date dal Governo, ma ci sono 3.400 attività che sono ormai bloccate da venti giorni. Ho avuto una chiamata diretta con il sottosegretario alla Salute, che ringrazio, ma per il resto manca una presenza dello Stato e la presa incarico dei problemi delle persone".