MARIO BORRA
Cronaca

Codogno, guerra tra Comune e Congregazione Cristiana per il luogo di culto nel magazzino

Secondo l’amministrazione deve essere chiuso perché non ha la destinazione d’uso corretta. I fedeli ricorrono al Tar lombardo

I fedeli della Congregazione Cristiana in uno dei luoghi di culto aperti nella Penisola

Codogno (Lodi) – Si preannuncia battaglia legale tra il Comune di Codogno e la Congregazione Cristiana in Italia il cui luogo di culto, collocato da alcuni anni in una palazzina in via Terracini, al polo produttivo della Mirandolina, dovrebbe essere, secondo gli uffici municipali, sostanzialmente chiuso. Infatti, il servizio patrimonio del Comune, il 14 giugno scorso, ribadiva che l’immobile, a livello catastale, è destinato a magazzino e pertanto "non può essere utilizzato quale luogo di culto in quanto tale destinazione non è ammessa dall’articolo 46.3 della Normativa tecnica di attuazione del Piano delle Regole del vigente Piano di governo del territorio (Pgt)".

L’ente pubblico aveva espresso il proprio parere in seguito alla domanda pervenuta, nel maggio precedente, dal perito nominato dal tribunale di Lodi nel contesto dell’esecuzione immobiliare della palazzina . "Nella zona urbanistica in questione, è tollerabile che la struttura sia adibita a luogo di culto oppure tale uso deve essere inibito e l’immobile riportato nella sua originaria destinazione?" aveva chiesto il professionista. Il Comune è stato categorico. "Le aree destinate ad ospitare le chiese ed altri edifici religiosi, nonché le attrezzature culturali e sociali, sono considerate aree per opere di urbanizzazione secondaria e pertanto devono essere previste nel Piano dei Servizi – è stata la giustificazione per il diniego –. La realizzazione di nuove attrezzature religiose, ivi compreso il cambio di destinazione d’uso senza opere, è assoggettata alla normativa vigente in materia".

Forte del parere municipale, il custode giudiziario dell’immobile, a luglio, ha quindi diffidato i rappresentanti della comunità religiosa dal continuare ad utilizzare il "magazzino" come locale di ritrovo per l’approfondimento della dottrina cristiana. Di contro, la Congregazione Cristiana in Italia ha chiesto informazioni per poter cambiare la destinazione d’uso dell’immobile, ma dal municipio è arrivato un nuovo altolà. Anzi, intimando pure a "rimuovere ogni riferimento atto a identificare l’immobile quale luogo di culto". A questo punto, però, i vertici della comunità, a inizio ottobre, hanno promesso battaglia, depositando al Tar di Milano un ricorso per annullare il provvedimento comunale, "costringendo" l’amministrazione municipale a difendersi nominando un legale.