Cavenago, la madre di Giorgio: "Mio figlio è stato ucciso"

Il giovane, scomparso da casa il 28 giugno, fu ritrovato nell’Adda il 3 luglio "Tanti indizi e io non ho dubbi: né suicidio né disgrazia, è stato ammazzato"

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di Carlo D’Elia

"Chiedo giustizia per mio figlio: Giorgio era una persona buona che non meritava questa fine". Non riesce a darsi pace Ombretta Meriggi, madre di Giorgio Medaglia, il 34enne lodigiano scomparso il 28 giugno scorso e trovato senza vita una settimana dopo, il 3 luglio, nelle acque del fiume Adda, all’altezza del ponte di Cavenago. La famiglia è sicura che non si tratti di suicidio, ma di "un omicidio messo in atto da una persona che Giorgio probabilmente conosceva e di cui si fidava". Il giovane, che abitava la mamma in zona Albarola e frequentava il Centro psicosociale, la sera di domenica 28 giugno era uscito di casa con il suo motorino bianco alle 21.30, mentre la madre, esausta per il turno di lavoro da infermiera, era già a dormire. Da quella notte non è più tornato a casa. Sul caso la procura di Lodi ha aperto un fascicolo, ma dopo più di tre mesi non ci sarebbero ancora indagati.

Signora Ombretta, è convinta che si tratti di omicidio?

"Sì, non ho dubbi. Mio figlio è stato ucciso da qualcuno che conosceva. Era una persona splendida, amata da tutti. In questa brutta storia ci sono tanti indizi che non possono essere sottovalutati e che spero possano essere utili agli inquirenti".

Di quali indizi parla?

"C’è un testimone che ha visto un ragazzo giovane, esile, con una maglietta bianca che la stessa notte della scomparsa di mio figlio avrebbe parcheggiato il motorino. È chiaro che non poteva essere Giorgio, che pesava oltre 90 chili e quella notte indossava una maglietta nera. Anche i cani, utilizzati dagli inquirenti per ricostruire le ultime ore di Giorgio, hanno dimostrato che non è stato mio figlio a portare il motorino in viale Aosta dove poi è stato ritrovato".

Dall’autopsia è emersa la presenza di alcol nel sangue di suo figlio. Cosa ne pensa?

"Giorgio non beveva alcolici perché non riusciva a sopportarli. È probabile che quella sera chi era con mio figlio, possa averlo convinto con l’inganno a bere".

Quali altri dubbi avete sulla tragedia?

"Mio figlio è stato trovato nel fiume con dei pantaloncini rossi da ginnastica, quando invece ricordo benissimo che Giorgio quella sera era uscito con i pantaloncini di jeans. Ci sono cose che non tornano. Giorgio aveva paura dell’acqua, non sapeva nuotare. Qualcuno l’avrà spinto".

Ci sono altri elementi che porterete in Procura a Lodi?

"L’altro giorno in garage abbiamo trovato un terzo casco, bianco e nero, che sicuramente non era di mio figlio. Lui ne aveva solo due. Di chi è questo casco? Aspettiamo risposte dagli inquirenti".

Ogni testimonianza per riscostruire questa brutta storia potrebbe essere utile: vuole lanciare un appello ai lodigiani?

"Per favore, chiunque è a conoscenza di qualsiasi informazione su mio figlio si rivolga direttamente a noi o ai carabinieri. Ogni minima informazione potrebbe essere decisiva".