Sergio Sgrilli torna sul palco: "Dopo il lockdown ripartiamo dal teatro"

Abbiategrasso, l’artista di nuovo in scena dopo i mesi di stop: "Tutti abbiamo bisogno di ascoltare storie"

Sergio Sgrilli

Sergio Sgrilli

Abbiategrasso (Milano), 17 luglio 2020 - «Come ho vissuto i mesi di emergenza? Non sono uscito per 73 giorni, fermo ad aspettare passasse la tempesta. Il mio obiettivo per i primi mesi è stato quello di non far danni. Non rompermi nulla, non star male, per non dover uscire di casa e disturbare gli ospedali magari per un dito rotto. Si usciva, la coraggiosa era spesso mia moglie, vestiti da palombaro per rifornire la cambusa dopo aver fatto un elenco dettagliato delle riserve. La mia reazione è stata di isolarmi nell’isolamento".

L’artista Sergio Sgrilli non potrà certo esser accusato di aver preso sottogamba l’emergenza covid-19. Anzi, confessa che fin dai primi giorni di epidemia, la sua preoccupazione è stata forte: "Fino a fine febbraio ho fatto spettacoli, ho conosciuto ed abbracciato gente. Alle prime notizie di diffusione ho subito pensato potessi aver contratto anche io il virus. Così ho ricreato una tana, sperando di non dover andare in ospedale a disturbare. Aspettavo". Un’attesa lunga, gli spettacoli cancellati, quelli ancora un po’ più in là, impossibili da programmare. "Molti hanno sfruttato questo periodo per creare, io no. Il mio metodo per costruire contenuti, possono esser canzoni, pezzi comici, o altro, è prendere l’umanità delle persone. Quello che mi racconta la gente, le emozioni, le abitudini. Quando ho provato a scrivere il risultato è stato pessimo. Rimanevo immobile a fissare lo schermo e quella dannata barretta che lampeggiava e mi ricordava il tempo che passava, che perdevo".

Sgrilli non aveva il genio per creare: "Mi è mancato tutto, così ho deciso di non ostinarmi e ho iniziato a fare quel che sentivo". Ora qualcosa sta ripartendo. Sgrilli ad esempio si è esibito qualche settimana fa al Castello di Abbiategrasso ed alcune serate sono in programmazione: "Non è facile. Si dice la gente abbia voglia di ripartire, ma chi è la gente? Siamo noi. Io ancora faccio fatica ad uscire e spendere magari per una cena, uguale per uno spettacolo. Viviamo una situazione di precarietà costante. Soprattutto per chi lavora a partita iva come gli artisti". La voglia di andare avanti c’è, confessa Sgrilli, "ma la sensazione è quella di aver superato l’occhio del ciclone, ma ancora ne aspettiamo la coda. I teatri finalmente stanno riaprendo, bene, ma chi ci viene?. Qualcuno ha detto che non siamo indispensabili. Si può riempire una discoteca o un aereo, ma un teatro no. Non credo sia così. Se l’umanità dovesse in un attimo trovarsi nella preistoria, prima cercherebbe un luogo dove ripararsi, poi del cibo ed attorno al fuoco che fai? Racconti storie. Questo è quello che fa un artista. L’umanità ne ha bisogno".