I Genesis in salsa classica: a Robecco sul Naviglio il "Piano Project" di Adam Kromelow

"Un viaggio fra le diverse anime del grande gruppo prog"

Angelo Di Loreto e Adam Kromelow, autori di "Genesis Piano Project"

Angelo Di Loreto e Adam Kromelow, autori di "Genesis Piano Project"

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Se è vero che la musica pop del 1969 divenne rock progressivo grazie agli ammiccamenti con la classica, "Genesis Piano Project" arriva oggi a suggellare la cosiddetta quadratura del cerchio. Nato da un’idea dei due pianisti americani Adam Kromelow e Angelo Di Loreto, l’album - uscito in formato digitale - ripropone atmosfere e melodie della band che fu di Peter Gabriel trasportandole nel mondo di Bach e di Chopin. Dieci brani celebri scarnificati e riarrangiati per essere eseguiti in duo, con partiture da pianoforte classico. "Con Angelo ci siamo conosciuti a lezione, alla Manhattan School of Music. Ci siamo innamorati della musica dei Genesis suonandola al piano e da quella nostra passione sono nati i primi concerti, anche fuori dalla scuola", racconta Adam Kromelow, domani alle 21 in concerto a Villa Terzaghi di Robecco sul Naviglio, accompagnato dal chitarrista Luca Nobis (Di Loreto è prematuramente scomparso un anno fa). Un critico di lungo corso mi ha detto una volta: "Il mondo si divide in due. Quelli cresciuti ascoltando i Genesis e tutti gli altri". Condivide quest’opinione? "Sono stato introdotto ai Genesis da mio padre nei primi anni Novanta. L’album che mi ha folgorato è Nursery Crime: il piano e l’organo di Tony Banks mi hanno spinto a prendere lezioni di musica". Come quello dei Genesis il vostro sodalizio è nato dentro una scuola. E alla Charterhouse, dove Banks, Gabriel, Phillips, Rutherford crearono il primo nucleo della band, siete andati a registrare l’album. Una scelta da fan feticisti? "Cercavamo una sala da musica classica, magari una chiesa. La Charterhouse School di Godalming ci ha aiutato a ricreare l’atmosfera, molto inglese, che ha ispirato i primi Genesis. Lavorando lì abbiamo respirato la stessa aria, ed era suggestivo". L’uscita dell’album è stata anticipata dal singolo "The Fountain Of Salmacis". Qual è il brano che la emoziona più degli altri? "Forse The Cinema Show, specie nella parte strumentale. Da ragazzino non riuscivo a suonarla, oggi sono molto orgoglioso dell’interpretazione che ne abbiamo dato con Angelo. I nostri pianoforti hanno ricostruito il tessuto delle chitarre a 12 corde dell’originale". Come avete scelto i brani da registrare? "Abbiamo cercato il filo che unisce le diverse anime dei Genesis dei primi anni Settanta. Non è stato facile rinunciare a brani che sono autentici capolavori. Bisognava però trovare un equilibrio tra l’ampia gamma dinamica di quelle musiche, con sezioni fortemente rock, e la nostra versione per due pianoforti classici". Mai avuto voglia di cantarci sopra? "Dal vivo lo faccio, sottovoce. Vedo il testo passarmi davanti agli occhi e cerco di ricreare il timbro delle voci con il piano". L’attualità dei primi Genesis? "Credo si debba al loro approccio, da veri compositori. Lavoravano sulla qualità della musica". I Genesis sanno di questo progetto? "Steve Hackett sicuramente. Mi ha invitato a pranzo, abbiamo parlato molto e gli ho fatto ascoltare alcuni pezzi".