Magenta, il primario Mumoli dopo il Covid: "Cedo il mio vaccino a chi serve"

Il medico: "Prenderò il siero alla fine del periodo sicuro di immunità che ho generato con la malattia"

Nicola Mumoli, primario di medicina interna degli ospedali di Magenta e Abbiategrasso

Nicola Mumoli, primario di medicina interna degli ospedali di Magenta e Abbiategrasso

Magenta (Milano), 2 febbraio 2021 -  Nicola Mumoli, il primario di medicina interna degli ospedali di Magenta e Abbiategrasso, è tra i sanitari che ancora non hanno ricevuto le due dosi della vaccinazione anti-Covid. Il medico che in questi mesi è stato in prima linea contro la pandemia, con un lavoro davvero intenso, non è però contrario a ricevere il vaccino. Lui stesso spiega la decisione del rinvio. "Siccome nel mese di novembre mi sono ammalato di Covid ho generato degli anticorpi neutralizzanti che mi mettono al riparo dall’infezione per un periodo di 6-8 mesi. Non lo dico io. Lo dice la letteratura medica più qualificata. Chi ha avuto il Covid è immune. Pertanto - dice Mumoli - preferisco dare il mio vaccino, visto anche le limitazioni nelle disponibilità degli stessi, a chi il Covid non l’ha avuto. Mi metto in coda rispetto agli altri". Mumoli comunque il vaccino lo farà "Certamente - dice - perché è importante vaccinarsi. Prenderò il vaccino alla fine del periodo sicuro di immunità che ho generato con la malattia. Presumibilmente farò la vaccinazione a maggio".

Come Mumoli diversi altri sanitari che hanno contratto il Covid non sono ancora stati vaccinati e questo spiega, in parte, l’elevato numero di sanitari che ancora non hanno ricevuto le dosi di vaccino (il 20% nell’Asst Milano Ovest contro un 11% segnalato come dato medio regionale). La scelta di Mumoli potrebbe indirizzare anche la futura programmazione di vaccinazione. Sarebbe ideale vaccinare subito chi non ha avuto il Covid perché maggiormente a rischio rispetto agli altri. Ma per saperlo occorrerebbe fare degli esami sierologici di massa. "Impossibile e inimmaginabile non tanto per i costi ma anche per il numero delle persone che dovrebbero essere impiegate" afferma Mumoli. Il primario comunque non nasconde che sarebbe stato opportuno effettuare il sierologico ai sanitari prima della vaccinazione di massa. "Visto che erano le persone più vicine agli ammalati e che sicuramente molti di loro avevano contratto la malattia, anche in forma asintomatica, si poteva verificare se avessero già generato gli anticorpi e quindi destinare ad altri quelle dosi che sono state usate per i sanitari". In questi giorni al Fornaroli c’è un solo reparto per la cura del pazienti affetti dal Covid. E’ stato chiuso il secondo reparto che era ancora aperto dopo la seconda ondata, sanificato e ridato nella disponibilità dell’ospedale per curare tutte le altre malattie. Al culmine della pandemia (alla metà dello scorso mese di novembre) i reparti deputati a ospitare i pazienti Covid erano ben sei.