
Alberto Flores D'Arcais
Legnano, 18 luglio 2016 - Non ci sono solo sgomento, stupore, incredulità e riluttanza nell’accettare accuse così infamanti. Al professor Alberto Flores D’Arcais, primario di Pediatria, vengono contestati 18 episodi, riguardanti dieci adolescenti e preadolescenti. Durante le visite avrebbe fatto in modo di lasciarle svestite più del dovuto o le avrebbe toccate in maniera inappropriata. Episodi che i carabinieri avrebbero verificato anche attraverso la registrazione di immagini video del medico al lavoro. Tra i camici bianchi di Pediatria dell’ospedale di Legnano c’è però la convinzione che quel loro primario dalla personalità carismatica si fosse fatto parecchi nemici all’interno della categoria. Intendiamoci, nessun indice accusatore puntato contro qualcuno; nessuna illazione su complotti. Ma la certezza di un clima teso che si trascinava da tempo tra ospedalieri e colleghi della libera professione, nel quale il professor Alberto Flores d’Arcais (ai domiciliari per le presunte molestie sessuali) era finito. Uno scenario fatto di livore, risentimenti e ostilità, raccontato dagli stessi dottori e infermieri sentiti dagli inquirenti come persone informate nei fatti: da ricordare che a far scattare le indagini sei mesi fa non è stata alcuna denuncia dei genitori (sempre presenti alle stesse visite), bensì il j’accuse di un medico. «Siamo sconvolti per quanto è successo - dice un pediatra del nosocomio legnanese che nella sua difesa a spada tratta chiede di rimanere anonimo - e riteniamo che i processi si facciano in tribunale e non in corsia. Tutti noi però non abbiano mai riscontrato in lui alcuna condotta anomala. Mai un sentore. Il suo modus operandi in ambulatorio è solo scrupoloso ma senza mai travalicare il ruolo di medico. Sappiamo quanto sia difficile distinguere il limite sottile che separa il bene dal male e ora c’è la voglia di giudicare, di ricamare, di sputare sentenze, ma noi siamo convinti della sua innocenza, cosi come ben conosciamo i rancori contro di lui». Astio che verrebbe confermato anche da una lettera arrivata tempo fa alla stampa locale e a firma del coordinatore territoriale dei pediatra di base Vincenzo Saitta Salanitri: «Mi sta ancora bene che come nei migliori spot, il primario di Pediatria di Legnano si pavoneggi ma non ci piace quel senso di fastidio che lui e altri ospedalieri provano nei confronti di noi pediatri di libera scelta, che ci vedono come fumo negli occhi per aver loro sottratto una consistente fetta di guadagni. Come molti miei colleghi del Legnanese, abbiamo da tempo e a malincuore rinunciato a collaborare con questo reparto dell’ospedale, indirizzando i nostri pazienti ad altre strutture». Toni pesanti, è vero, ma non certo la prova della sua innocenza. Così come del resto neppure quei 18 capi di imputazione a suo carico sono una definitiva condanna di colpevolezza.