Parabiago (Milano) – A sorpresa ieri ha lasciato il carcere Fabio Oliva, meccanico parabiaghese classe 1984 che è entrato nella vicenda che riguarda l’omicidio di Fabio Ravasio. Oliva, difeso dagli avvocati Federico Bonzi e Massimo Schieppati, entrambi del foro di Milano, ha ottenuto gli arresti domiciliari lasciando il penitenziario di Busto Arsizio nel quale è rimasto diversi mesi con l’accusa che riguarda tutti gli indagati della vicenda: omicidio premeditato. Il giudice ha ritenuto al momento “marginale” il ruolo del meccanico, premiando il fatto che Oliva abbia chiarito fin da subito tutte le proprie responsabilità e quelle altrui nel delitto Ravasio. Oliva era attratto dalla figura magnetica di Adilma Pereira Carneiro, una donna capace di trasformare uomini comuni in complici di un destino crudele.
Sarebbe stato lui a sistemare una vecchia Opel Corsa nera, una carcassa d’auto rimasta ferma dal 2022. Non un restauro, ma un intervento chirurgico, con un unico scopo: raggiungere la provinciale e concludere un piano sinistro. Adilma si presenta nella sua officina annunciando la volontà di uccidere Ravasio e per farlo ha bisogno che gli venga riparata l’auto con la quale ha intenzione di farlo investire. Il meccanico cambia la batteria e mette a posto un fanale senza battere ciglio.
L’auto, secondo i sospetti del pubblico ministero Ciro Caramore, sarebbe stata l’arma silenziosa per investire il compagno di Adilma. Fabio Oliva non sarebbe quindi stato immune al suo fascino. Separato dalla moglie, aveva trovato conforto nella vicinanza di Adilma, che gli aveva persino offerto la sua casa di Mentone per una breve fuga. La sua vita, però, si complica quando gli investigatori iniziano a collegare i fili di una tela troppo intricata per essere casuale. A incastrare i protagonisti sono piccoli dettagli, pezzi di un puzzle che il pubblico ministero Caramore e i carabinieri di Legnano hanno ricomposto con tenacia.
La figlia di Adilma, convocata in Procura, era diventata un’altra figura chiave: le sue bugie non reggono, e il suo fidanzato, Fabio Lavezzo, rivela dove si trovava la misteriosa Opel Corsa nera, mettendo nei guai proprio Oliva, titolare del Rusty Garage di Parabiago. L’uomo per ora rimane l’unico accusato che è riuscito ad ottenere i domiciliari uscendo dal carcere.