Omicidio Aloisio: il 21 gennaio il processo d’appello bis per i due imputati. Una nuova data, un nuovo capitolo, e ancora molte ombre su uno dei delitti di ‘ndrangheta più emblematici degli ultimi anni in Lombardia. Il 21 gennaio, la seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano sarà chiamata a esprimersi sulla colpevolezza di Francesco Cicino e Vincenzo Farao, accusati di aver avuto un ruolo cruciale nell’omicidio di Cataldo Aloisio, l’imprenditore edile di 34 anni originario di Cirò, il cui corpo venne ritrovato la mattina del 27 settembre 2008 nei pressi del cimitero di San Giorgio su Legnano. Cicino e Farao erano stati assolti nel novembre 2020 dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio, ma il ribaltamento in appello aveva portato entrambi all’ergastolo.
La situazione è tornata in bilico quando, lo scorso giugno, la Corte di Cassazione ha annullato quelle condanne, ordinando un riesame delle prove. Per Vincenzo Farao, cognato della vittima, il nodo cruciale riguarda la rivalutazione delle testimonianze: la Cassazione ha chiesto di riascoltare collaboratori di giustizia e testimoni, per stabilire con certezza la sua presenza a Legnano il giorno dell’omicidio. Diversa ma altrettanto complessa la posizione di Francesco Cicino: immortalato dalle telecamere di un centro commerciale con Aloisio poco prima della sua scomparsa, la Suprema Corte ha sottolineato la necessità di vagliare ipotesi alternative sul suo ruolo nel delitto. Nel frattempo, il cerchio si è chiuso attorno a Vincenzo Rispoli, boss del locale di ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, e ai reggenti della cosca madre a Cirò, Silvio Farao e Cataldo Marincola. Le loro condanne all’ergastolo sono definitive. Rispoli è stato riconosciuto come l’esecutore materiale dell’omicidio, mentre Farao e Marincola avrebbero agito come mandanti. Le accuse si fondano sulle rivelazioni di tre collaboratori di giustizia.
Christian Sormani