Magenta, la moschea fa discutere

I musulmani: "Dateci un luogo in cui pregare", ma il sindaco è irremovibile: "Non concediamo spazi"

Comunità mussulmana in presidio davanti al municipio (Studio Sally)

Comunità mussulmana in presidio davanti al municipio (Studio Sally)

Magenta (Milano), 25 luglio 2018 - Come si muoveranno gli islamici alla luce dei paletti imposti dalle norme regionali sui luoghi di culto? Ayub Akhter, pakistano che da 22 anni vive a Magenta, portavoce dei suoi connazionali, non nasconde di essere deluso da quanto detto dal sindaco Chiara Calati.

«Non chiediamo niente di più che un’ora al venerdì per poter pregare - spiega - in un luogo qualsiasi, dalle 12.30 alle 13.30. Non riusciamo a capire perché ci siano tutti questi problemi. Siamo contenti che si dica pronta al dialogo, ma poi i risultati sono un nulla di fatto». Ayub Akhter spiega che tutte le richieste fatte sono state respinte, a cominciare dalla possibilità di utilizzare il parco Pertini che, peraltro, è stato sfruttato abusivamente. Oppure la piazza del mercato in via Matteotti. Ci sono ragioni di sicurezza da salvaguardare e questi luoghi non possono essere utilizzati per la preghiera. Regola che vale per i musulmani come per qualsiasi altra confessione religiosa. Esiste però la possibilità di interloquire per richieste particolari in occasione di feste, qualora la comunità islamica di Magenta decidesse di costituirsi in un’associazione. Ipotesi, quest’ultima, scartata per il momento dal portavoce pakistano. «Non potrò essere solo io a decidere - commenta -. Ci incontreremo e ne parleremo, ma non ci sembra necessario che per poter pregare occorra far parte di una associazione. Sarebbe una bella cosa se intesa come associazione culturale, ma non per poter ottenere permessi. Anche dieci anni fa era stata fatta un’associazione a Magenta, ma il centro culturale islamico di via Oberdan venne chiuso lo stesso».

Il gruppo guidato dal 45enne pakistano incontrerà prossimamente anche alcuni rappresentanti del Partito democratico magentino per decidere quale strategia seguire e come muoversi. Al momento non ci sono molte strade da percorrere perché il primo cittadino Calati e il vicesindaco Simone Gelli sono irremovibili. «Per poter pregare dovremo arrangiarci come possiamo - sottolinea -: chi ha l’auto potrà recarsi ad Abbiategrasso, che è il luogo più vicino, oppure a Novara o a Milano. Chi non ha l’auto pregherà in casa. Avere un punto dove poterci riunire sarebbe importante anche per poterci incontrare, parlare dei nostri problemi. Continueremo a cercare il dialogo per far rispettare il diritto di professare la nostra religione in pace e senza dar fastidio a nessuno».