REDAZIONE LEGNANO

Omicidio Matilda, la Cassazione riapre il caso dopo 10 anni: accolto il ricorso della madre

Annullato il non luogo a procedere nei confronti dell'ex compagno, Antonio Cangialosi, che sarebbe rimasto da solo con la bimba mentre l'hostess originaria di Legnano si trovava in giardino

La mamma di Matilda, Elena Romani (Ansa)

Legnano, 11 marzo 2015 - Riaperto in Cassazione il caso Matilda, la bimba di 23 mesi morta nel 2005 a Roasio, nel Vercellese, a causa di un violento colpo alla schiena. I giudici supremi, riferiscono gli avvocati, hanno accolto il ricorso dei legali della madre, Elena Romani, hostess originaria di Legnano, contro il non luogo a procedere nei confronti del suo compagno di allora, Antonio Cangialosi.

Dopo l'assoluzione della Romani, la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per Cangialosi, ma lo scorso giugno il gip di Vercelli Paolo Bargero aveva confermato il non luogo a procedere. Decisione, quest'ultima, annullata dalla Cassazione, che ha accolto il ricorso degli avvocati della Romani, Roberto Scheda e Tiberio Massironi. «Questa decisione è una vittoria per noi», commenta all'Ansa l'avvocato Scheda.

A dieci anni dalla morte della bimba di 23 mesi, il fascicolo ritorna ora in tribunale a Vercelli, dove sarà affidato a un nuovo giudice. La morte della piccola Matilda risale al 2 luglio 2005. Pochi giorni prima la bimba e la madre, che l'aveva avuta da una precedente relazione, si erano trasferiti a Roasio, nel Vercellese, nella casa del nuovo compagno della donna. Secondo le perizie medico-legali, a far morire la bambina sarebbe stato un colpo violento alla schiena, forse un calcio, che le provocò lo schiacciamento di rene e fegato. Per la sua morte vengono indagati la mamma - assolta in via definitiva - e il compagno, le uniche persone che si trovavano nell'abitazione.

Per la Suprema Corte, che ha riaperto il caso, il trauma del quale fu vittima la piccola Matilda venne prodotto «durante l'assenza dall'abitazione della Romani, uscita nel cortile per stendere all'aria il cuscino lavato» dal vomito della bimba che si era sentita male. La piccola era stata messa a dormire nel letto matrimoniale, piangeva disperatamente: aveva vomitato sulle lenzuola. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la mamma la lavò, poi uscì a stendere i panni. Il convivente restò con la piccina e, ad un certo punto, vedendo che continuava a stare male, chiamò un'ambulanza. Inutilmente. Ma chi era stato a procurare le lesioni sul corpicino di Matilda? Scagionata in primo grado, la Romani in appello trovò un giudice, Alberto Oggè, che non solo confermò l'assoluzione, ma indicò in Cangialosi l'autore di un gesto «insensato e feroce».

Mentre la Romani usciva di scena, il bodyguard - che pure era già stato prosciolto una prima volta - ha dovuto fronteggiare una nuova inchiesta. Fino al non luogo a procedere dello scorso 3 giugno, su cui con ogni probabilità sono stati decisivi i risultati dell'ultima perizia, che non ha confermato la ricostruzione del giudice Oggè. Ora, l'ennesimo colpo di scena: il non luogo a procedere nei confronti dell'uomo è annullato e il caso riaperto.