Saranno presentati al 25° Congresso Nazionale della Pneumologia, dal titolo “Pneumologia, il futuro è adesso” due studi a cui hanno partecipato professionisti di Asst Valle Olona. I lavori, condotti da un’équipe multidisciplinare, sono stati selezionati per l’evento in programma dal 16 al 18 novembre a Milano. Interverranno, tra gli autori che hanno contribuito agli studi, Simonetta Vernocchi, Vincenzo D’Ambrosio (responsabile della struttura complessa di Medicina Interna dell’Ospedale di Gallarate) e Claudia Celesia.
Il primo studio riguarda l’uso dei dispositivi utilizzati per il giardinaggio e la pulizia delle strade, i “soffiatori”, che sollevando il pulviscolo creano PM10 peggiorando, così, sia l’inquinamento atmosferico che acustico. L’utilizzo abituale e prolungato di questi strumenti, da parte soprattutto della categoria dei giardinieri e degli operatori ecologici, provoca asma e BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva), patologia che colpisce con maggiore incidenza chi non usa dispositivi di protezione adeguati.
La Medicina Interna di Gallarate ha condotto uno studio biennale (novembre 2021-novembre 2023) su pazienti di entrambi i sessi, lavoratori negli ambiti sopra menzionati, non fumatori né asmatici, che presentavano però sintomi quali dispnea, respiro sibilante e sensazione di costrizione al torace. Dopo essere stati trattati con una combinazione di inalazione di formoterolo e molecole cortisteroidi, lo staff ha registrato notevoli miglioramenti e una significativa riduzione dei sintomi asmatici. In conclusione, è emersa l’importanza di un’adeguata politica sanitaria pubblica che promuova l’utilizzo di dispositivi di protezione consoni, oltre al loro corretto utilizzo.
Il secondo studio focalizza l’attenzione su un raro caso relativo a un micobatterio tubercolotico riscontrato in un paziente asintomatico di 58 anni, ex-fumatore, individuato in relazione agli accertamenti eseguiti per la prescrizione di farmaci biologici nella terapia della psoriasi. Nel corso delle indagini è emerso che il padre del soggetto aveva sofferto di tubercolosi anni prima, fatto questo che non era stato inizialmente documentato.
Nonostante l’assenza di sintomi clinici, questa nuova informazione ha permesso di riconsiderare prontamente sia la diagnosi che la relativa gestione del soggetto. Lo studio spiega, dunque, l’importanza fondamentale del bilanciare la necessità di un trattamento appropriato per curare un disturbo specifico (in questo caso, la psoriasi) tenendo però anche conto del rischio di riattivare o esacerbare infezioni latenti. Un contributo importante dunque quello per i due studi dall’equipe medica gallaratese R.V.