
I carabinieri in azione nei boischi dello spaccio
Un segnale sonoro e visivo che, in un’epoca di criminalità sempre più sofisticata, sembra quasi uscito da un romanzo noir. Nei boschi di Canegrate e Busto Garolfo, ma anche nel cuore dell’Alto Milanese, si è diffusa una pratica inquietante: i fuochi artificiali vengono sparati come vera e propria “chiamata” per i pusher, segnalando l’arrivo di un carico di droga. Questa nuova modalità di comunicazione tra trafficanti è emersa negli ultimi mesi, gettando un’ombra sullo scenario della sicurezza pubblica in un’area già da tempo sotto osservazione per il fenomeno dello spaccio.
La scelta di utilizzare i fuochi d’artificio, un elemento tanto innocente quanto rumoroso, è evidentemente studiata per non destare sospetti, ma allo stesso tempo garantire che il segnale venga percepito a distanza. Le segnalazioni delle forze dell’ordine e delle associazioni locali hanno confermato che, durante la notte, i fuochi vengono accesi in determinate aree boschive, come un richiamo acustico e visivo che indica l’arrivo di un carico di sostanze stupefacenti.
Quando le bande criminali organizzano il trasporto della droga, soprattutto nelle ore notturne, questi “fuochi di segnalazione” diventano un punto di riferimento per i pusher, che si preparano ad accogliere la merce in arrivo. La dinamica è ormai nota tra chi indaga su questo fenomeno: i traffici avvengono spesso in zone isolate, e i fuochi artificiali sono un metodo per radunare velocemente le persone coinvolte nella distribuzione della droga.
La segnalazione è infatti così precisa che i pusher si radunano in quei luoghi, pronti a prendere in consegna i carichi di stupefacenti, pronti ad inondare la piazza locale di droga. Per contrastare questo fenomeno, le amministrazioni locali hanno chiesto il rafforzamento delle misure di sicurezza e un maggiore monitoraggio delle aree boschive.