NICOLA PALMA
Cronaca

La mantide di Parabiago e il delitto: “Telecamere spente, lei sapeva”. La data dell’omicidio scelta con la magia nera

Adilma e altri 7 già arrestati, accertamenti sui rapporti tra la donna e la polizia locale. Incastrato ‘Blanco’, il pusher in bici che ha finto un malore per aprire la strada al commando

ADILMA

Adilma Pereira Carneiro

Milano - “Blanco...”. “No, Blanco no...”. Ore 8.46 del 24 agosto. Il giorno prima, i carabinieri hanno fermato Adilma Pereira Carneiro e cinque complici (poi saliti a sette) per l’omicidio di Fabio Ravasio camuffato da incidente stradale con omissione di soccorso.

Due donne, vicine ad alcune delle persone finite in cella ma non coinvolte nelle indagini, commentano al telefono il blitz dei militari della Compagnia di Legnano: non sembrano sorprese dalla piega che ha preso l’inchiesta (“Lui tre-quattro mesi mi ha detto “bisogna trovare un sicario per uccidere quello lì””, dirà una di loro riferendosi all’amante di Adilma Massimo Ferretti), quanto dall’assenza del nome di “Blanco” tra quelli nel mirino. Sarà proprio quel dialogo ad aiutare gli investigatori a identificare lo sconosciuto comparso il 17 agosto nelle immagini di una microcamera piazzata sotto casa della “mantide” brasiliana: è il quarantacinquenne marocchino Mohammed Dhaibi, portato giovedì sera in carcere a Busto Arsizio con l’accusa di aver preso parte al piano killer.

Come? Simulando un malore nei minuti immediatamente precedenti al raid assassino, così da farsi soccorrere dagli automobilisti di passaggio e liberare la strada all’Opel Corsa che alle 19.51 del 9 agosto ha travolto il ciclista Ravasio sulla provinciale 149. Precedenti per spaccio (in casa aveva un grammo di cocaina) e frequentatore abituale del bar di Ferretti, Dhaibi è stato rintracciato nell’appartamento di Parabiago che ha condiviso per un anno con Mirko Piazza.

Ed è stato proprio il quarantaquattrenne di Cuggiono, “palo“ del gruppo, a tirare in ballo l’ex coinquilino durante il secondo interrogatorio di due giorni fa del pm Ciro Caramore: “Avrebbe dovuto fingere di cadere a terra per fermare il traffico”. Ci riuscì? “Alla sera, dopo l’investimento, mi ha detto che si era buttato per terra. Mi disse anche che un paio di auto si erano fermate per prestargli soccorso”. Pure a lui Pereira Carneiro avrebbe promesso un appartamento in una cascina da ristrutturare. Piazza ha aggiunto altri dettagli sulla figura di Adilma. Il primo fa riferimento alle presunti doti da stregona e al culto degli Orisha: “Aveva scelto il periodo nel quale realizzare l’omicidio sulla base dell’esito di riti”.

Il secondo apre per l’ennesima volta scenari tutti da scandagliare: “Ci aveva detto che le telecamere del “ponticello”, dove avrebbe dovuto mettersi “Blanco”, non funzionavano. Non so chi glielo avesse detto”. Come faceva a sapere degli occhi elettronici fuori uso? Chi gliel’ha detto? Il sospetto è che la donna avesse qualche conoscenza tra gli agenti della polizia locale, ma su questo aspetto gli accertamenti sono ancora in corso.

Anche il meccanico Fabio Oliva ha risposto alle domande degli inquirenti, ammettendo di essere stato a conoscenza sin dall’inizio delle reali intenzioni della donna, che a lui avrebbe raccontato di voler “cacciare di casa” Ravasio perché “non lo sopportava più”. Al quarantenne è toccato innanzitutto il compito di riparare la Corsa prima della partenza, riattivando la batteria e montando il faro anteriore sinistro che mancava. In un secondo momento, il titolare del Rusty Garage sarebbe stato richiamato dalla brasiliana per studiare un modo di disfarsi della macchina col parabrezza sfondato: lei aveva pensato a un finto passaggio di proprietà con un commerciante, ma Oliva le sconsigliò di ricorrere a un alibi così facile da smascherare.

Alla fine, la banda decise di nascondere la Opel in un box della villa di via delle Orchidee, lì dov’è stata trovata dai carabinieri: “Era stata lei (Adilma, ndr) a dirci come operare, posto che il garage era pieno di immagini di santi e altri oggetti da lei utilizzati per riti magici, che dovevano essere spostati – ha spiegato Piazza –. Avevamo dovuto aspettare lei, in quanto teneva molto a questi oggetti e si sarebbe arrabbiata se avessimo agito senza sue indicazioni”.