Guerra delle pubblicità, si va al Consiglio di Stato

Il Comune di Corbetta si è rivolto al Consiglio di Stato per contrastare una multinazionale del petrolio che ha rifiutato di rimuovere un totem pubblicitario non autorizzato. La battaglia legale è in corso.

Guerra delle pubblicità, si va al Consiglio di Stato

Guerra delle pubblicità, si va al Consiglio di Stato

Il Comune di Corbetta si è appellato al Consiglio di Stato contro una multinazionale del petrolio. Ha una sfumatura epica l’ultima decisione dell’Amministrazione Ballarini che, di fronte alla mancata rimozione di un totem pubblicitario di un distributore di carburanti, ha avviato una battaglia legale che si preannuncia se non lunga quantomeno complessa. Facciamo un passo indietro: nel 2023 il Consiglio comunale ha aggiornato il regolamento riguardante gli impianti pubblicitari, inclusi i grandi cartelloni lungo le strade, nel territorio comunale. La normativa limita, tra le altre cose, l’altezza di impianti e cartelloni. Così, quando è scaduto il permesso per un totem di un distributore di carburanti sulla ex SS11, il Comune non lo ha rinnovato. Il punto è che il distributore non ha rimosso l’impianto pubblicitario e così gli agenti della polizia locale hanno multato la stazione di servizio dopo un sopralluogo, chiedendo a verbale la rimozione del totem.

Il distributore (o meglio, la multinazionale) si è rifiutato e ha deciso di ricorrere al prefetto contro la multa chiedendo, nel frattempo, al Tribunale amministrativo regionale della Lombardia la sospensiva del provvedimento di rimozione. Il Tar intanto ha dato ragione al Comune, che avrebbe perciò tutti i diritti di chiedere la rimozione del totem. "Non dico che sia solo una questione di principio, però per noi tutte le attività sono uguali, da quelle piccole e locali alle multinazionali – spiega il sindaco Marco Ballarini –. Questo regolamento è stato pensato per evitare che Corbetta diventi visivamente come quelle città affacciate sulle strade statali con i cartelloni pubblicitari e i totem eccessivamente alti e penso sia giusto che tutti lo rispettino indipendentemente dal nome del loro marchio". La multinazionale ha presentato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento del regolamento: la storia non è ancora finita. Camilla Garavaglia