IVAN ALBARELLI
Cronaca

Gli artigiani fra crisi e incertezze

Districarsi fra le norme dell’ultimo Dpcm è difficile. E chi è autorizzato ad aprire rischia di non avere clienti

di Ivan Albarelli

"Perché ai parrucchieri è concesso di restare aperto e agli estetisti no?". È questa una delle tante domande che arrivano ai centralini di Confartigianato Alto Milanese – come alle sedi di tante altre associazioni di settore – a cinque giorni dall’entrata in vigore del nuovo Dpcm che ha “chiuso a chiave“ per una seconda volta la Lombardia e con essa il Milanese.

Disorientamento e confusione sono i sentimenti che gli artigiani – che già fiaccati dalla prima ondata stavano cercando di rialzarsi – vivono in queste settimane. "Si è venuta a creare una situazione che per alcuni aspetti è paradossale – dice Giacomo Rossini, segretario generale di Confartigianato Alto Milanese –. Ci sono attività che il Governo mantiene aperte, ma che non possono ricevere clienti da altri Comuni. Quanto succede ai parrucchieri è emblematico: molti fra loro hanno una clientela fidelizzata composta spesso da persone che arriva da città e paesi vicini; adesso quella tranche di clienti rischia di non farsi più vedere fino a dicembre". Il paradosso ha dunque un risvolto pratico ed economico: il parrucchiere in questione perde clienti e tuttavia rimane aperto. E quindi, in quanto in attività, non ha diritto agli indennizzi riservati invece a chi è costretto a tenere abbassata la saracinesca. "Alla fine suona come una beffa", sottolinea Rossini. C’è poi appunto il settore dell’estetica. "Chi è impiegato in questo comparto si sente penalizzato. Non comprende la ratio secondo cui parrucchieri e acconciatori possono lavorare e lui no. Forse perché ha un contatto più ravvicinato col corpo dei clienti? Eppure le estetiste come le parrucchiere, o come qualsiasi altro professionista o artigiano, in questi mesi hanno adottato tutti i dispositivi per proteggersi e mettere al sicuro il cliente". La lista degli artigiani in preda a dubbi e timori è lunga. Ci sono i gommisti alle prese col cambio invernale delle gomme. Per loro vale quello che si è detto per i parrucchieri: molti clienti non sono residenti nel Comune in cui è collocata la ditta.

"Le difficoltà che gli artigiani stanno attraversando sono specifiche e diverse da quelle, per esempio, del settore commerciale. Un pacco di pasta, o un detersivo, si possono comprare ovunque. Un artigiano ha a che fare con dei clienti il più delle volte fidelizzati...". A incertezza si aggiunge incertezza: chi nei piccoli paesi utilizzerà l’autocertificazione per spostarsi di qualche chilometro e andare a farsi la messa in piega, incorrendo così in una multa salata? "Nessuno di noi sostiene che i ristori previsti siano di per sé sbagliati. Ma vogliamo anche mettere in guardia dal ritorno degli abusivi che vengono a casa, com’era successo in primavera, con tutti i rischi che ne conseguono anche per la salute".

Un altro comparto in ginocchio è quello della ristorazione d’alto livello, di chi per scelta ha rinunciato alla possibilità delle consegne a domicilio affidate ai delivery. Come il ristorante “Delight“ di Nerviano, aperto a luglio: "I nostri piatti rischiano di perdere in qualità se affrontano un viaggio per essere portati a casa – dicono i titolari –: non vogliamo rovinare la nostra nomea: a questo punto meglio stare chiusi".