ROSELLA FORMENTI
Cronaca

Ergastolo al papà omicida "Staremo vicini a Nicolò"

La condanna di Maja, che uccise moglie e figlia, accolta con liberazione. La città rinnova il suo affetto al primogenito, unico sopravvissuto alla mattanza. .

di Rosella Formenti

Il giorno atteso a Samarate: ieri la condanna all’ergastolo per Alessandro Maja, geometra di 58 anni, che ha ucciso la moglie Stefania, 56 anni, la figlia Giulia, 16 anni, e ha cercato di uccidere il figlio Nicolò, unico sopravvissuto all’orribile mattanza nella villetta in via Torino.

Sono trascorsi 14 mesi e 17 giorni dal quel 4 maggio che sconvolse la città, il sindaco Enrico Puricelli e l’intera comunità hanno sempre manifestato vicinanza e affetto a Nicolò e ai nonni materni del giovane, Giulio e Ines Pivetta, suoi angeli custodi.

Sindaco e samaratesi hanno seguito i passi verso la ripresa di Nicolò, che nel ricordo della mamma e della sorella, con coraggio e forza sta ricostruendo la sua vita: lo hanno accolto abbracciandolo come un figlio in occasione della messa in suffragio di Stefania e Giulia, il 4 maggio scorso nella chiesa parrocchiale, dove nei momenti più drammatici, in cui si temeva per la sua vita, la comunità si era ritrovata a pregare per lui.

Ieri per il sindaco e l’intera città, il giorno atteso per la sentenza: Alessandro Maja condannato all’ergastolo. "È la condanna che attendevamo, giusta, per il male che ha compiuto, per le vite che ha spezzato, per il dolore che non potrà mai aver fine per Nicolò – dice il sindaco Puricelli – quella tragedia, quella strage ha segnato per sempre la vita di un giovane e anche la nostra città, che si è dimostrata in questi mesi una grande famiglia per Nicolò, figlio di tutti noi, al quale vogliamo un gran bene".

A Samarate aspettavano la condanna all’ergastolo, "sarebbe stato inaccettabile per tutti noi un verdetto diverso – continua – l’attesa è stata angosciante, pesante come un macigno, perché conosciamo il dolore, il dramma che sta vivendo Nicolò, ma ora posso dire, come sindaco, a nome dei miei concittadini, che siamo stati liberati dal quel peso. Certo non si ridà la vita a Stefania e Giulia, ma hanno avuto giustizia e Nicolò, a cui ho scritto appena ho saputo della sentenza, sapendo come ha vissuto tutti questi mesi, ora può cominciare un nuovo capitolo della sua vita, io e i miei concittadini continueremo ad essergli vicini, a seguirlo, a sostenerlo, come un figlio, un figlio di tutti noi".