
Cambiare la logica sottesa alla nascita del Parco negli anni Settanta, ormai superata dagli eventi e dalle mutazioni climatiche e forse già mal impostata fin dall’inizio: sono gli alberi rinsecchiti che accolgono i visitatori all’ingresso del Parco Castello a raccontare, più di qualsiasi relazione, lo stato di sofferenza di una parte consistente dei “residenti“ dell’area verde.
Nei giorni scorsi era stata la relazione di Amga a certificare che è il parco il vero malato: se nel complesso l’86% dei circa 10mila alberi cittadini sono in buone condizioni, la maggior parte delle piante malate è concentrata proprio in questo luogo . "Questo progetto rappresenta il primo intervento organico sul patrimonio arboreo del Parco Castello – ha spiegato l’assessore alla Città bella e funzionale, Marco Bianchi -. Come amministrazione siamo impegnati nella rigenerazione del patrimonio immobiliare della città; seguendo la stessa logica, con questo intervento andiamo a rigenerare anche quell’importantissima dotazione arborea che necessita di attenzioni, dopo quasi cinquant’anni di vita. Per il Parco Castello siamo giunti a un passaggio di rinnovamento generazionale e non è più possibile attendere oltre".
A margine della presentazione dell’intervento, ieri mattina, anche una notizia positiva: l’anoplophora chinensis, o tarlo asiatico che dir si voglia, l’insetto "venuto da lontano" che da oltre vent’anni è diventato uno spauracchio per la sua capacità di attentare a numerose essenze e alla sua facilità nel riprodursi, pare aver allentato la morsa: in tutte le aree verdi della città, la sua presenza non è stata recentemente segnalata.
P.G.