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Ladri di rame devastano il cimitero di Parabiago: danni per 10mila euro

Sgomento in città per la nuova scorribanda fra le tombe. Rubati fioriere, cornici e infissi delle tombe di famiglia. Indignazione, si pensa a una grossa banda di professionisti di Davide Gervasi

Il cimitero di Parabiago

Parabiago, 4 ottobre 2014 - Uno scempio. Una profanazione. Una devastazione compiuta da gente spregiudicata. Priva di scrupoli. Senza alcun rispetto neppure per i defunti. I predoni del rame questa volta sono entrati in azione al cimitero di Parabiago. Il raid è scattato nel cuore della notte (tra le due e le tre) e tra i sepolcri sono evidenti i segni di una brutalità davvero spietata. Inaudita. Rubati portafiori, cornici con tanto delle fotografie dei morti, oggetti di culto e persino degli infissi delle tombe di famiglia. «Hanno preso di tutto - ha raccontato indignato un uomo che ieri era passato per portare dei fiori ai propri cari -. Non hanno avuto alcun ritegno. Guardi come hanno ridotto questa lapide e stesse scene desolanti là in fondo. Sono proprio degli sciacalli. Delinquenti disumani. Hanno saccheggiato anche quegli oggetti che hanno un valore affettivo prima ancora che economico». Le immagini che si sono trovati di fronte ieri gli addetti agli ingressi del camposanto sono di quelle che suscitano davvero profonda amarezza. Le tombe profanate sono a decine e questo fa pensare che ad entrare in azione sia stata una banda composta da almeno cinque o sei persone. Professionisti. Affamati di “oro rosso”. Ben organizzati.  Secondo una prima stima, i danni si aggirerebbero attorno ai diecimila euro. Sul posto sono arrivati sia i carabinieri sia gli agenti della polizia locale. Sono stati sentiti alcuni residenti che abitano nelle case vicino, ma nessuno avrebbe visto nulla di sospetto. Si stanno così visionando le immagini immortalate dalle telecamere della zona. Forse dai fotogrammi potrebbero saltare fuori elementi utili all’indagine. Per il momento viene mantenuto il massimo riserbo: sarebbero però emerse analogie con il modus operandi delle irruzioni perpetrate in altri camposanti, tra cui quella dello scorso anno a San Lorenzo. L’unica certezza comunque per ora è la rabbia e l’amarezza di chi ha subito un simile furto. «Introdursi all’interno del cimitero e rubare tra i nostri parenti sepolti dimostra che oramai non ci si ferma più di fronte a nulla - diceva ieri una signora, vedova da pochi mesi -. Anche la lapide di mio marito non è stata risparmiata. È ingiusto. Triste. Inaccettabile». Giorni fa erano finiti nel mirino dei ladri i cimiteri di Inveruno e di Arluno.