
Il sindaco di Busto Garolfo, Susanna Biondi
Busto Garolfo (Milano), 8 dicembre 2018 - Quattrocento tonnellate di prodotti chimici stipati in sacchi, cisterne e fusti metallici, abbandonati all’interno dell’area di una fabbrica chiusa per fallimento. Accade in via dell’Industria, dove ha sede la Tws, azienda dichiarata fallita l’8 febbraio che produceva poliuretani per l’industria tessile e dell’arredamento. Una delle tante collegate alla figura del trentottenne parabiaghese Matteo Pinciroli, socio di maggioranza della Xentorium Holding.
«La presenza di queste sostanze ci era stata segnalata dalla curatela fallimentare - spiega il sindaco Susanna Biondi -. Subito ci siamo attivati e assieme all’Arpa, alla polizia locale e ai vigili del fuoco, con i rappresentanti delle parti in causa, abbiamo fatto un sopralluogo che ha permesso di evidenziare la presenza di questo materiale disseminato su un’area che si trova in stato di abbandono». «Per la pericolosità di questi prodotti, molti dei quali in cisterne e fusti non sigillati, aperti all’aria, e per il fatto che sono depositati per lo più su terreni non impermeabilizzati - aggiunge - abbiamo disposto che da subito venga organizzato un sistema di vigilanza e che poi si provveda a uno smaltimento nelle forme corrette previste dalle norme. Ci sono anche liquidi infiammabili e altre sostanze chimiche che possono causare molestie olfattive alle persone che risiedono nella zona».
Il sopralluogo ha permesso di verificare la presenza di svariati prodotti chimici che venivano usati nelle fasi di produzione e altri scarti. «Non sono in grado di dire se si tratta solo di prodotti e scarti usati nello stabilimento di Busto Garolfo o se c’è anche materiale proveniente dalle altre aziende che facevano capo alla stessa holding» dichiara. Al sopralluogo è seguita un’ordinanza che impone alle parti coinvolte - la proprietà dell’area e degli immobili (la Bpm), il curatore fallimentare e gli amministratori della società fallita (Bartolomeo Melzi e Nunzio Filannino) - di attivare da subito un servizio di vigilanza. «Sarà attivato quanto prima - osserva Biondi -, diamo loro il tempo di organizzarsi».
Proprietà e amministratori potrebbero anche non darne attuazione da subito appellandosi al Tar: in questo caso i tempi si dilazionerebbero parecchio, accentuando il pericolo ambientale esistente. Entro trenta giorni dovranno essere messe in atto tutta una serie di interventi per rendere sicura l’area. Sempre entro la prima metà di gennaio si dovrà definire con l’amministrazione la valutazione dei punti critici, la modalità di smaltimento dei rifiuti, un piano di indagine ambientale e di ripristino per poter dar corso allo smaltimento di tutto il materiale e i rifiuti individuati e presenti sull’area in questione. C’è una stima di quanto costerà la bonifica dell’area? «Al momento penso sia ancora presto per poterlo dire con esattezza – dice il sindaco -. Si tratta comunque di un impegno di spesa non indifferente». I tempi? «Nell’ordinanza abbiamo indicato sei mesi dalla firma della stessa ma siamo disposti a rivedere il termine ultimo a fronte della presentazione di una adeguata motivazione».