Bimba ustionata dalla madre "Ha una personalità inquietante potrebbe ripetere quel gesto"

Il tribunale del Riesame ha reso note le motivazioni di conferma della detenzione in carcere. La donna, rinchiusa a San Vittore, ha ferito la figlia di 17 mesi con un deodorante spray

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Il tribunale del Riesame di Milano aveva respinto la richiesta di scarcerazione per la mamma 28enne arrestata, lo scorso quattro febbraio, per i maltrattamenti alla figlia di 17 mesi provocati spruzzandole per mesi del deodorante spray da una bomboletta a distanza ravvicinata.

Ieri sono state rese note le motivazioni che hanno portato a questa decisione, che confermano il contesto famigliare inquietante nel quale si è consumata la violenza nei confronti della piccola. Per il collegio sussiste un "elevatissimo pericolo" che la donna possa ripetere i fatti di "assoluta gravità” vista l’”inquietante personalità" dell’indagata che "non si è fatta alcuno scrupolo nel realizzare crudeli condotte lesive ai danni dell’indifesa figlia piccola, dimostrando un’impressionante capacità di violenza". Violenze manifestata nei "più normali gesti di quotidianità" e ripetuti "con cadenza pressoché quotidiana, anche più volte al giorno, all’interno dell’ospedale, alla presenza di terzi e familiari nelle immediate vicinanze, ed eludendo il monitoraggio costante del personale medico".

La giovane madre si è mostrata "insensibile al richiamo emotivo di uno degli affetti più naturali nella vita di una donna, e dunque alle reiterate e sempre più forti urla di dolore della figlia all’atto di applicazione dello spray". I giudici ritengono che le violenze si siano ripetute nel tempo, "sin dai primi mesi di vita della minore", dato che gli esiti degli esami tossicologici a cui è stata sottoposta – la bambina in cinque mesi era stata ricoverata negli ospedali di Pavia, Varese e al Policlinico di Milano – mostrano "nella cute, nel sangue e nel capello della bimba, livelli elevati di una particolare particella di alluminio, rinvenuta anche nella composizione del deodorante” indice di una somministrazione non occasionale, ma “ripetuta in modo continuativo nel tempo”. Il collegio conferma dunque il carcere, anche per proteggere la minore ora accudita in una comunità protetta.