Legnano - Un’aggressione brutale, un vero e proprio pestaggio da parte del “branco“ scatenato da un banale (e tutto sommato legittimo) rimprovero: l’invito a non bivaccare davanti al bar, a non utilizzare sedie e tavolini visto che di lì a pochi minuti il locale avrebbe aperto. La violenza di cui è stato vittima il titolare cinquantenne del “Touraco“, Marco Rabbolini, un anno e mezzo fa, da parte di un gruppo di ventenni che quell’estate sembrano avere preso possesso della piazzetta pedonale del borgo Sant’Ambrogio togliendo il sonno ai residenti e usando gli spazi pubblici come se fossero propri, ha trovato l’altroieri il suo epilogo giudiziario: il tribunale per i minori di Milano ha condannato a sedici mesi di carcere il ragazzo che quel pomeriggio del 27 settembre 2019, sotto i portici affacciati su via Banfi, dopo che Marco è stato scaraventato a terra dal gruppo, gli sferra un calcio alla testa così violento da provocargli una commozione cerebrale e una parziale perforazione di un timpano. Decisiva la testimonianza di una donna che dal primo piano osserva tutta la scena.
Il ragazzo – all’epoca dei fatti quindicenne, oggi diciassettenne – originario di Cerro Maggiore, non sconterà in carcere la pena: è infatti già in affido ai servizi sociali e ha intrapreso un percorso di recupero per cercare di lasciarsi alle spalle un’adolescenza... turbolenta. Il titolare del “Touraco“ si dice in ogni caso soddisfatto: "Il pubblico ministero avevo chiesto otto mesi, il giudice ha deciso di aumentare la pena – racconta – non posso quindi che essere contento: è un monito nei confronti di chi era assieme a lui quel pomeriggio e a tutti i ragazzi della sua età che pensano di risolvere i problemi con questi raptus di violenza assurda e gratuita. Adesso vedremo se ci sarà un eventuale ricorso in appello...". Rabbolini deve anche valutare se intentare una causa civile per chiedere un risarcimento per le lesioni subite: si è dovuto sottoporre a delle cure lunghe diversi mesi per salvare l’udito, e comunque adesso deve convivere col problema degli acufeni e non può più praticare immersioni, sport di cui era appassionato.