Attilio Ducly, maestro di sci a 90 anni: tutti i giorni otto ore sulle piste valdostane

Classe 1933, insegna a bimbi e anziani nella struttura gestita dal canegratese Ugo Zuretti: "Qui a Chamois ora arrivano i camosci, un bel regalo per il mio compleanno"

Attilio Ducly

Attilio Ducly

Milano - Classe di ferro 1933, all’anagrafe 90 anni già compiuti lo scorso 12 febbraio. Attilio Ducly però di guardare al calendario non ci pensa minimamente perché l’età è soltanto un fattore mentale visto che lui rimane il più longevo maestro di sci in Italia. Sei, sette, persino 8 ore di insegnamento sulle piste in qualunque situazione atmosferica, fra la neve perfettamente battuta di Chamois, piccolo borgo della valle d’Aosta dove Attilio è nato. La struttura per la quale lavora è legata a doppio filo con la Lombardia, perché di Canegrate, nel Milanese, è Ugo Zuretti, che la gestisce. Attilio insegna a bambini, adulti, adolescenti, pensionati, mamme. Ha una attitudine incredibile per l’insegnamento e lo dimostra il fatto che molti clienti della scuola sci di Chamois vogliono lui e lui soltanto facendone espressa richiesta. Lassù lo conoscono tutti e la sua fama è arrivata oltreconfine.

Attilio con il gruppo delle Olimpiadi invernali del 1956 a Cortina
Attilio con il gruppo delle Olimpiadi invernali del 1956 a Cortina

"Ho iniziato a fare il maestro nel 1971, ma nelle mia vita ho fatto davvero di tutto: muratore, allevatore, impresario edile e sindaco di questo paese", spiega con perfetta lucidità. Sindaco per quindici anni e per cinque anni anni assessore all’agricoltura per la comunità montana. Il suo segreto? La semplicità: "Faccio come tutti gli altri giorni, senza mai abbattermi. Quando guardo fuori è uno spettacolo: la neve, il sole, i monti. Cosa posso chiedere di altro". Sposato con Delfina, 85 anni. Con lei ha avuto tre figli: Patrizia, Adriana ed Osvaldo.

I tempi d’oro di Chamois li ricorda bene: "Qui venivano i lavoratori della Olivetti da Ivrea, ma anche gli operai della Montefibre di Châtillon. Adesso c’è meno gente rispetto a una volta, ma preferisco così che il turismo di massa". Lui fu uno strenuo difensore dell’equilibrio ambientale già negli anni ‘50, bloccando l’idea di portare le auto direttamente in paese dalla valle. "Noi abbiamo optato per la funivia che è arrivata nel 1955. Prima si scendeva a piedi dal paese. Avevamo un mulo per trasportare le cose e ce lo si scambiava. Poi da lì c’è stato lo sviluppo turistico con i primissimi impianti, alcuni regalati al paese da Chamonix. Non ci siamo mai sviluppati più di tanto, ma a noi a Chamois interessa essere pochi ma buoni".

Attilio, da sindaco, per anni spinse il progetto di una funicolare, ma i guai dei politici regionali rimisero il progetto nel cassetto: "Erà già stata approvata fino al progetto di fattibilità, con un finanziamento a fondo perduto della Comunità europea. Peccato". Attilio è uno dei pochi sopravvissuti all’impresa di posizionare la statua del Cristo delle Vette sulla sommità del Balmenhorn (4167 m), cima che si trova nel gruppo del Monte Rosa. "Era il 1955 e l’abbiamo portata a pezzi rimontandola in loco picconando due metri di ghiaccio per poterla ancorare alla roccia. Già allora il ghiaccio si stava ritirando. Sono cicli storici, secondo me, che vanno ben oltre la mano dell’uomo". Poi guardi fuori: il paese è calmo, silenzioso, senza auto. A bordo delle case iniziano a vedersi i camosci: "Non si erano mai visto così vicini, mai da quando sono nato. La natura è come se si stesse riprendendo gli spazi. Un bel regalo per i miei 90 anni", sorride Attilio.