"Ho respirato amianto per una vita: così mi sono ammalato. Ora voglio un risarcimento"

La storia di Pier Luigi Colombo, tecnico alla centrale Enel di Turbigo: gli è stata diagnosticata una grave forma di asbestosi

La centrale Enel di Turbigo (StudioSally)

La centrale Enel di Turbigo (StudioSally)

Turbigo (Milano), 3 novembre 2015 - Per quasi 25 anni ha lavorato a contatto con materiali in amianto «senza sufficiente protezione» e ora, dopo essere andato in pensione, gli è stata diagnosticata una grave forma di asbestosi, una malattia polmonare provocata dall'inalazione di fibre della sostanza cancerogena. Pier Luigi Colombo, 69 anni, dagli anni '70 fino al 1999 tecnico alla centrale termoelettrica Enel di Turbigo, in provincia di Milano, ha deciso di raccontare la sua storia e, assistito dall'avvocato Mirko Spelta, sta valutando l'ipotesi di una richiesta di risarcimento danni all'azienda energetica.

«L'amianto era presente in grosse quantità nella centrale - spiega Colombo - in quanto è il materiale coibente più economico e che garantisce il migliore isolamento termico e acustico». Erano rivestite di amianto, secondo il suo racconto, le turbine e le strutture della storica centrale nel Milanese. E la sostanza, quando si disgregava riducendosi in polvere finissima, veniva respirata dagli operai. «Fino alla metà degli anni '80 lavoravamo senza alcuna protezione - sottolinea - ad eccezione di alcune mascherine che però non impedivano alle polveri di finire nei polmoni. Negli anni c'è stata una presa di coscienza da parte dei lavoratori sulla pericolosità dell'amianto e l'azienda ha preso alcune misure per la prevenzione, anche se siamo rimasti esposti a un cocktail micidiale di altre sostanze nocive, come solventi o la nafta ad alto tenore di zolfo». Nel 1999 Colombo è andato in pensione «dopo una vita a respirare amianto» e sono iniziati i primi problemi di salute.

«Mi sono accorto che facevo fatica a respirare e avevo dolori al torace - racconta - ho deciso di andare dal medico e poi da uno pneumologo che ha diagnosticato una asbestosi pleurica bilaterale calcificata». Da cinque anni l'uomo, che ha una figlia e vive a Cuggiono, nel Milanese, sta seguendo una terapia. «Ho visto ammalarsi o morire a causa dell'amianto diversi miei colleghi - conclude - e vorrei che la mia esperienza fosse utile anche per sensibilizzare sui rischi». L'uomo si è rivolto quindi allo studio legale Spelta-Viadana di Milano e sta valutando se ci siano gli estremi per ottenere un risarcimento da parte di Enel.

Lo scorso 28 febbraio il Tribunale di Milano aveva assolto dall'accusa di omicidio colposo quattro ex dirigenti Enel ed ex responsabili della centrale di Turbigo, finiti sotto processo per la morte di otto operai colpiti da mesotelioma pleurico provocato, secondo l'accusa, dalle polveri di amianto respirate tra gli anni '70 e '80. Si dovrebbe aprire a breve il processo d'appello. Nel frattempo i familiari degli operai morti a causa del mesotelioma, che si erano costituiti parti civili, hanno ottenuto un risarcimento da parte dell'azienda energetica e si sono ritirati dal procedimento. «Ci sono persone che continuano ad ammalarsi e a morire, a distanza di anni, a causa dell'esposizione all'amianto», spiega Velentino Gritta, vicepresidente dell'Associazione italiana esposti amianto. «Sta mentendo - conclude - chi afferma che in passato non ci fosse la consapevolezza della pericolosità della ostanza».